Oltre a essere un fotografo sono anche un docente di fotografia in un’accademia di belle arti. Ai miei studenti che mi chiedono con che macchina fotografica scatto e quanti migliaia di euro in attrezzatura ho speso nella mia carriera cerco sempre di rispondere insistendo su un semplice concetto. Le evoluzioni della fotografia digitale e delle tecniche di elaborazione consentono oggi di poter creare delle immagini sorprendenti con l’uso di pochi strumenti, buone idee e un pizzico di ingegno. In altre parole quello che cerco spesso di sostenere è che non è necessario essere proprietari degli Universal Studio. A volte basta veramente poco.
La tecnica di cui voglio parlare oggi è una rivisitazione della tecnica del light painting.
Durante il nostro ultimo viaggio nei deserti della California ho scelto di fotografare un paesaggio notturno e, anziché limitarmi a fotografarlo con la luce ambiente, ho voluto creare una particolare atmosfera utilizzando un’illuminazione (parzialmente) artificiale.
A tutti piacerebbe disporre dei mezzi di Gregory Crewdson, ma la realtà è che, specialmente nella fotografia di viaggio, non si ha una crew a disposizione. Non si hanno 100 fari, compresi di modificatori, stativi, gruppi elettrogeni ecc. Lo scenario tipico è che nel nostro zaino, se siamo fortunati, disponiamo di una reflex, qualche obiettivo e un flash.
Beh, se dovessi dirvi che, in determinate circostanze, possono essere sufficienti?
Ma come fare a realizzare un light painting con un flash?
La tecnica mescola due momenti: la fase di produzione e la fase di postproduzione.
PRODUZIONE
Innanzitutto premetto che per realizzare immagini con questa tecnica è necessario scattare in scenari bui o molto bui. La situazione ideale è quella della fotografia notturna o attorno alla blue hour in quanto l’obbiettivo è quello di mixare la luce ambientale e quella artificiale, cosa molto ardua in situazioni di pieno sole, dove la luce artificiale difficilmente riesce ad essere sufficiente per poter avere effetto se confrontata a quella del sole.
L’idea è quella di fare più scatti dove, di volta in volta, illumineremo una porzione dello scenario con il flash, andando poi ad assemblarli in postproduzione per ottenere un’unica immagine.
FABBISOGNO TECNCO
Vediamo cosa ci serve per poterla realizzare:
- reflex con obiettivo
- cavalletto
- flash
- batterie in abbondanza (sia per il flash che per la reflex)
- scheda di memoria
- trigger radio (opzionale)
- scatto remoto (opzionale)
- gelatine colorate (opzionale)
LA SCELTA DELL’INQUADRATURA
Come fare a scegliere un buon soggetto? Oltre alle regole di composizione generali e a quelle più specifiche legate alla fotografia di paesaggio, di cui abbiamo già discusso è doveroso precisare che il light painting richiede tempo. Fra scelta della location, inquadratura e scatto può prendere anche alcune ore. Inoltre spesso al buio non è facile scegliete il giusto soggetto o la giusta composizione. Sarebbe buona norma muoversi in anticipo, scegliendo la location prima del tramonto e approfittare degli ultimi minuti di sole della giornata per individuare il giusto punto di vista.
TIP > Una volta recati sul luogo desiderato e trovata la composizione è indispensabile bloccare saldamente la macchina fotografica sul cavalletto e non muoverla più. Anche un piccolo urto o movimento renderebbe vano il lavoro e dovremmo ricominciare tutto il processo da capo.
SETTAGGI:
- valore esposimetro: consiglio di restare leggermente sottoesposti, circa di mezzo stop
- Diaframma: chiuso o molto chiuso. Generalmente da f16 in su
- Otturatore: più riusciamo a lavorare con otturatori lenti, meglio è
- Iso: 100 o meno
- Formato di scatto: Raw
- Bilanciamento del bianco: indifferente, in quanto fotografiamo in Raw
- Messa a fuoco: Manuale, per due ragioni. La prima è che le reflex tendono ad avere difficoltà nel mettere a fuoco al buio. Inoltre a noi serve che il punto di messa a fuoco sia sempre il medesimo e che non cambi da scatto a scatto, in quanto dovremo poi assemblarli assieme. Il consiglio è quello di trovare il giusto punto di messa a fuoco e non toccarlo più, bloccando la ghiera di messa a fuoco con un pezzo di nastro adesivo.
- Settaggi del flash: il flash deve essere impostato sulla modalità manuale, in modo da poter scegliere la giusta intensità. La situazione ideale prevede di misurare la luce incidente con un esposimetro esterno e illuminare in maniera ottimale il soggetto sulla base delle impostazioni F/T/ISO della reflex. Non disponendo di un esposimetro esterno possiamo sempre ricorrere alla meno precisa, ma pur sempre valida, possibilità di sfruttare l’anteprima della foto sul pannello della reflex e regolarci di conseguenza.
Ora è arrivato il momento di scattare.
Solitamente il primo scatto è la base. Ovvero uno scatto, come detto, leggermente sottoesposto e senza alcun flash. Una volta effettuato questo scatto andremo, in base al nostro gusto, alla nostra sensibilità e al nostro intento a determinare dove aggiungere degli spot di luce. Nel caso in oggetto la scelta è stata quella di creare un’immagine che abbia un’appeal naturale, dove la luce artificiale deve servire per “migliorare” quella reale, senza però creare effetti distopici della realtà.
Per fare gli scatti successivi sarà sufficiente entrare nell’inquadratura e avvicinarci al punto dove vogliamo che la luce abbia effetto. Non preoccupiamoci troppo del fatto che potremmo risultare presenti nell’inquadratura. In fase di post produzione infatti andremo, in modo molto semplice, a togliere la nostra indesiderata presenza.
Attenzione ad alcuni importanti dettagli:
- Questa tecnica, sebbene sia possibile realizzarla da soli, attraverso strumenti come l’autoscatto o lo scatto remoto, risulta molto più facile da gestire se si è in due persone: una che lavora alla macchina fotografica e l’altra che lavora alla luce.
- Cerchiamo di avere un ordine logico: procediamo con ordine ad illuminare, magari da destra verso sinistra e dal fondo verso il primo piano, in modo da rendere più remota la possibilità di dimenticarci di illuminare parte dell’immagine.
- Attenzione a non bruciare con il flash. Se sovraesponiamo eccessivamente andando a bruciare renderemo vano lo sforzo, in quanto aree bianche non sono recuperabili in post.
- nel caso in cui il flash è triggerato via radio alla reflex questo lampeggia non appena si apre l’otturatore. In caso non disponessimo di un trigger possiamo sempre attivare il flash manualmente nel momento dell’apertura dell’otturatore. Ricordo in tal merito che quest’ultimo resta aperto probabilmente per alcuni secondi, il che non rende troppo difficile riuscire ad attivare il flash in quel frangente di tempo.
- Aprire l’apertura del flash per un effetto più morbido, chiuderlo per uno spot concentrato. Anche i flash infatti hanno la possibilità di avere un angolo di apertura più grandangolare o più teleobiettivo. Differenti aperture creano differenti effetti di luce.
- Non dimenticare di illuminare niente. Meglio sempre avere metodo poiché è un’attimo accorgersi di non aver illuminato in modo ottimale la scena. Piuttosto che fare uno scatto in meno sempre meglio farne uno in più. Se poi questo si rivelerà superfluo, non saremo costretti ad usarlo.
- Prestare attenzione alla direzione della luce e alle ombre che questa può creare. Se cerchiamo di avere un risultato credibile è molto importante essere coerenti. Ad esempio difficilmente la luce proviene dal basso.
- Se possibile evitiamo di toccare la macchina fotografica. A volte involontariamente potremmo spostarla. L’ideale sarebbe avere uno scatto remoto. In caso non disponessimo di questo strumento l’autoscatto può essere un valido surrogato.
La tecnica di produzione fondamentalmente è tutta qui.
LA POSTPRODUZIONE
La fase di postproduzione è altrettanto semplice. In pratica si tratta di creare, con tutte le fotografie che abbiamo prodotto, un unico file, dove ogni singolo livello ha lo scopo di aggiungere il giusto punto di luce.
Di ritorno dal Joshua Tree Desert National Park, in California ho creato il catalogo con Lightroom e, una volta fatto delle minime correzioni sullo sviluppo dei file Raw avevo la seguente situazione. Circa una trentina di fotografie, fra prove varie e scatti definitivi. Ho selezionato quelle che ritenevo fossero utili per l’immagine da ricreare e le ho assemblate in un unico file di Photoshop.
Per fare questo, con i file selezionati in LR, tasto destro>apri come livelli in Adobe Photoshop. Avviata la procedura dobbiamo attendere da alcuni secondi fino a pochi minuti (dipende dal peso dei file, da quanti sono, dalla velocità del processore ecc).
A operazione finita ci troveremo all’interno di PS con un file che ha un insieme di livelli, ognuno dei quali è una delle foto che abbiamo selezionato. In termini di gerarchia consiglio di tenere quello di base (quello senza alcun flash) in basso e gli altri sopra.
Ora, disattiviamo l’occhiolino di tutti i livelli ad eccezione di quello di base (rendendoli quindi invisibili). Partendo dal basso eseguiamo la seguente operazione.
Attiviamo l’occhiolino del secondo livello. Nelle proprietà di livello, con il livello selezionato scegliamo il metodo di fusione schiarisci. Con questo metodo il livello superiore renderà visibili solo i pixel più chiari (rispetto ai livelli sottostanti) nascondendo tutti gli altri. Probabilmente sarà necessario applicare una maschera di livello, in modo da nascondere le porzioni di livello che non ci interessano. Ad esempio io l’ho usata per mascherare la mia presenza “in scena”. Per creare una maschera di livello è sufficiente cliccare sull’icona “crea maschera di livello”. Successivamente, con la maschera selezionata, dipingeremo con un un pennello nero tutto ciò che non vogliamo vedere lasciando in bianco le aree che vogliamo restino visibili.
Ripetiamo questa operazione per tutti i livelli.
C’è la possibilità che alcuni dei livelli possano essere inutili. In tal caso cestiniamoli.
Una volta finita l’operazione, se serve facciamo qualche aggiustamento finale, in termini di colore e contrasto e salviamo il nostro file in Psd, in modo tale da mantenere un file aperto, ovvero che mantenga tutti i livelli, in caso di ripensamenti futuri. Da questo file Psd, attraverso lo strumento di esportazione di LR andremo ad estrarre i formati che ci possono interessare, come ad esempio il Jpeg.
Et voilà, il gioco è fatto. Semplice no?