Vi è mai capitato di scattare delle fotografie in cui tutto il mondo che avete ritratto appare decisamente troppo arancione o troppo azzurrato? Vi siete mai chiesti perché? Cerchiamo di comprenderlo assieme.
Per comprendere al meglio il concetto di bilanciamento del bianco facciamo un passo indietro e pensiamo al colore della luce. Parlando di spettro elettromagnetico sappiamo che l’occhio umano ha la capacità di percepire la luce nelle frequenze comprese fra il rosso e il violetto. Frequenze che sono oltre oltre il violetto (ultravioletto appunto) o sotto il rosso (infrarosso) non sono infatti visibile dall’occhio umano.
Detto questo è da notare però che non tutte le fonti di luce esistenti hanno tutte le frequenze comprese in tale spettro. Ad esempio, se ci pensiamo bene, il mondo ci appare con dei colori estremamente naturali e ricchi di sfumature soprattutto al sole diurno; al tramonto e all’alba i toni della stessa scena ci appariranno più caldi, aranciati. Allo stesso modo un caso ancora più estremo lo abbiamo quando ad esempio ci troviamo a fare un falò sulla spiaggia, dove l’unica fonte di luce è dettata appunto dal fuoco. Anche se solitamente non ci badiamo basta pensarci bene e ci rendiamo subito conto come in questo caso tutti gli oggetti ci appaiono decisamente alterati nella loro dominante cromatica. Questa percezione falsata dei colori è dettata dal fatto alcune frequenze non sono presenti con quella determinata fonte di luce.
E’ bene ricordare, a tal proposito come la somma di tutti i colori (i cui primari nella sintesi additiva sono rosso, verde e blu, RGB ) ci dia il bianco, mentre la loro assenza ci da il nero. Da non confondere con la sintesi sottrattiva, caratteristica propria della materia e non della luce. In questo caso i primari sono il blu ciano, il rosso magenta e il giallo primario, CMY, la cui somma ci da il nero, mentre la sottrazione il bianco.
Dunque la luce più bianca, quella più pura che l’occhio umano può percepire è quella del sole a mezzogiorno in una giornata serena. Questa ci offrirà un bilanciamento del bianco molto neutro, senza dominanti calde o fredde. La temperatura colore di questo scenario è di circa 5400°K. Tale caratteristica, la temperatura colore, è una proprietà fisica della luce e viene appunto misurata in gradi Kelvin. É, se così si può dire, il metro con il quale andiamo a differenziare le varie sorgenti di luce. Eh sì, perché qui arriva il bello. Sorgenti di luce differenti, in fotografia, ci daranno delle dominanti cromatiche diverse, andando in tal modo a “definire” la paletta cromatica della nostra immagine.
Per poter neutralizzare tale effetto dovremo agire sui settaggi del bilanciamento del bianco, lasciando che la macchina compensi eventuali carenze cromatiche di una determinata frequenza, in modo da restituirci un’immagine dai colori fedeli. Infatti se viene impostato un bilanciamento del bianco non corretto ciò che ne deriva è che i colori appariranno sbagliati, con dominanti cromatiche che non rispecchiano la realtà.
Cosa dice la regola? Solitamente in fotografia la regola vuole che il bilanciamento del bianco, o WB, sia neutro, ovvero ci restituisca i colori più simili possibile alla realtà.
I diversi settaggi
Ma come fare ad avere un WB accurato? Fondamentalmente le reflex offrono 3 tipi di settaggio.
- Il primo è automatico. Detto anche AWB (auto white balance) lascia che sia la reflex a “leggere” la fotografia che stiamo facendo ed interpretarla per restituirci un bilanciamento del bianco più accurato possibile. Questo automatismo funziona? Dipende. Solitamente funziona molto bene quando stiamo riprendendo delle situazioni tipo, come ad esempio un paesaggio. Ci sono però situazioni in cui può andare in crisi, come ad esempio in una situazione in cui le fonti che illuminano il nostro scenario sono miste. Ad esempio in chiesa, dove abbiamo la luce del sole che filtra dal portone, le candele e le lampadine.
- Il secondo metodo è semiautomatico. In altre parole siamo noi a dover “conoscere” il tipo di luce che sta illuminando il nostro scenario e andremo a impostare tale preset. Nelle reflex, nello specifico, troviamo le più comuni fonti di luce (luce diurna, lampadina, neon, candela, nuvolo, ombreggiato). Alcune reflex oltre questi preset offrono anche la possibilità di settare l’esatta temperatura di colore espressa in °K.
- Il terzo metodo è detto anche manuale (o premisurato) ed è il più accurato. Questo metodo prevede che siate in possesso di un cartoncino grigio o bianco bilanciato. In commercio ne esistono di molti modelli e marche. Io ad esempio lavoro con colorchecker passport di X-rite. Ma come funziona? Prima di iniziare la nostra sessione fotografica andremo a fotografare questo supporto facendo molta attenzione a far si che questo sia illuminato dalla luce che illumina il nostro scenario. Fotografiamo con un bel primo piano il nostro cartoncino e poi andremo a settare la macchina “dicendogli” di utilizzare quella fotografia come riferimento per bilanciare il bianco delle fotografie successive. Questo è un metodo estremamente accurato ed è solitamente utilizzato nella fotografia commerciale. Senza dubbio è il metodo che offre la maggior affidabilità ma dobbiamo stare molto attenti. Innanzitutto è un processo piuttosto lento e ogni qualvolta cambia la fonte di luce (e questo può voler anche il passaggio dalla luce diurna al tramonto) dovremo ripetere l’operazione di settaggio.
Quanto è importante un accurato settaggio del bilanciamento del bianco in fase di scatto?
Molto se scattate in Jpeg, meno, per nulla oserei dire, se utilizzate il Raw.
Raw infatti è un formato che, fra gli altri benefici, ci consente di settare il bilanciamento del bianco in fase di postproduzione senza aver alcuna perdita di dati. Come si può vedere nell’immagine a fianco in un programma come Lightroom ritroviamo gli stessi settaggi della reflex. E’ quindi un’operazione che possiamo fare a posteriori ed è reversibile, nel senso che in qualsiasi momento possiamo decidere di modificarla, senza perdita di dati.
Dunque abbiamo detto come un bilanciamento del bianco corretto offra colori accurati e verosimili. Ma è sempre la scelta giusta da fare?
In linea generale avere colori corretti è giusto in determinate situazioni. Ad esempio nella fotografia commerciale. Se ad esempio sto fotografando una collezione di abbigliamento è molto importante che i colori siano verosimili e il più accurati possibile, in quanto queste fotografie saranno uno strumento di vendita.
Discorso diverso per quanto riguarda la fotografia artistica e interpretativa in generale. Il bilanciamento del bianco sbagliato può avere valenza estetica. In questo caso il fotografo narra una realtà che non per forza di cose debba essere cromaticamente fedele. Se il mio compito non è quello di vendere o descrivere un prodotto, un luogo o una persona bensì ricreare una particolare atmosfera probabilmente potrò valutare un bilanciamento del bianco “sbagliato”. In questo caso un colore più caldo o più freddo, sebbene non sia fedele alla realtà, potrà aiutarmi a ricreare il mood, l’atmosfera che, come fotografo, vorrei evocare.
Nel cinema c’è un esempio molto bello che sfrutta appunto un bilanciamento “sbagliato” come strumento estetico e narrativo della vicenda. Traffic, film di Soderbergh dei primi anni 2000 usa dei viraggi caldi e freddi per distinguere le varie storie che si intrecciano. Il colore dunque diventa uno strumento non solo narrativo ma anche semantico. In questa pellicola infatti il colore acquisisce un intenso valore simbolico: i narcotrafficanti che agiscono nel caldo Messico sono avvolti da una luce aranciata mentre i freddi e austeri politici americani da una luce azzurrata. Questo è un grande esempio di come si possa sfruttare un “errore” per poterlo trasformare in punto di forza : guardare per credere.