ISTOGRAMMA

Uno dei più importanti benefici dell’avvento del digitale sulla pellicola è rappresentato senza dubbio da questo strumento: l’ istogramma.

Come detto al termine della lezione precedente l’istogramma ci consente di avere una lettura immediata ed obiettiva, scientifica, se così potremmo dire, della luce nell’immagine appena scattata. L’istogramma è un grafico ed è visualizzabile nel pannello lcd sul dorso della reflex. Ad ogni immagine è associato il proprio.

IstogrammaLa lettura dell’istogramma è piuttosto semplice. Sull’asse delle x abbiamo la scala di grigi. Da destra verso sinistra avremo tale scala che parte dal bianco puro fino ad arrivare al nero assoluto (a sinistra). Ad esempio un valore ¾ verso destra rappresenta un grigio al 25%, a metà un grigio al 50%, mentre completamente a sinistra rappresenta il nero. L’asse delle y rappresenta invece la quantità di pixel presenti all’interno dell’immagine per quel determinato livello di grigio. Più alto sarà il picco maggiore sarà il numero di pixel.

L’istogramma in altre parole ci dice quanti pixel sono presenti per ogni singolo livello di grigio.
Ma perché si parla di bianco, nero e grigio e non consideriamo il colore? Semplicemente perché stiamo parlando di luce e non di colore e, in fotografia, la luce è rappresentata appunto dalla scala di grigi che, lo ricordiamo, non sono dei colori.
Osservando l’istogramma potremo dunque farci un’idea chiara di com’è esposta la nostra fotografia.

E’ però importante notare come in realtà l’istogramma non ci consente di sapere quanta luce c’è su un determinato punto dell’immagine. L’istogramma ci dice solo quanti pixel ci sono per un livello, ma non dove sono posizionati.
Nonostante ciò è sufficiente un pizzico di ragionamento e di esperienza per capire come questo non sia di vitale importanza, in quanto se osserviamo l’immagine e l’istogramma ad essa legato possiamo intuire e carpire le informazioni che ci servono.

In Pratica

Osserviamo ad esempio la seguente immagine scattata al Guggenheim di New York.

guggenheim2

Se analizziamo l’immagine ed il suo istogramma possiamo capire dove le zone dell’istogramma siano nell’immagine.
La prima “montagnetta” a destra rappresenta le zone più chiare dell’immagine (circa un grigio compreso fra il 5% e il 15%). In questo caso saranno con ogni certezza i cieli.
Il blocco centrale (compreso circa fra un 20 e 55%) con tutta probabilità saranno le pareti in cemento.
L’ultima montagnetta a sinistra (un grigio compreso circa fra il 60% e il nero) sono le finestre dell’edificio, le bande scure e più sottili.
Questa è un’immagine abbastanza semplice, formata da pochi elementi e con un contrasto netto gli uni fra gli altri.

Il secondo caso è leggermente più complesso.

flatiron

Come possiamo notare l’istogramma è più omogeneo, meno frammentato. Possiamo rilevare un picco, all’incirca attorno al grigio 40%. Con tutta probabilità esso rappresenterà le dense nuvole sullo sfondo e le zone più chiare della facciata dell’edificio. La “pianura” che si estende dal grigio al 40% fino ad arrivare al nero saranno le zone più scure della facciata e probabilmente le parti più scure delle nuvole.
E’ evidente come in questo caso sia molto più difficile andare ad identificare i singoli elementi. Ciononostante l’istogramma resta comunque un’elemento estremamente utile, in quanto ci consente di estrapolare importanti informazioni. La prima è che abbiamo un’immagine dove le zone più estese sono circa attorno al grigio al 40%, quindi ben esposte. Inoltre possiamo evincere che non abbiamo presenza di bianchi assoluti, mentre i neri non mancano (lo capiamo dalla sottile linea a sinistra dell’istogramma).

Il Giusto Valore

A tal proposito va ricordato che in postproduzione si possono recuperare anche alcuni stop di luce se avessimo sbagliato l’esposizione in fase di scatto. Esistono però dei limiti entro i quali questo può portare a risultati accettabili. Va inoltre ricordato che in particolare, zone troppo bruciate (quindi bianche) ma anche troppo sottoesposte (quindi nere), non ci consentiranno di poter intervenire in maniera soddisfacente, nemmeno con l’utilizzo di una pesante elaborazione in Photoshop.

Questi due esempi sono dunque esposti correttamente?  Generalmente parlando dobbiamo evitare di avere istogrammi troppo sbilanciati verso le alte luci o le ombre mentre i picchi all’incirca a metà ci suggeriscono immagini esposte correttamente. Se però consideriamo la fotografia oltre la mera disciplina tecnica possiamo senza dubbio sostenere che non esiste una risposta inequivocabile, in quanto dipende molto dal risultato che desideriamo ottenere. Immagini dette in High Key hanno un istogramma fortemente sbilanciato verso destra, viceversa quelle in Low Key verso sinistra. Ma non è di certo l’equilibrio dell’istogramma a definirle più o meno belle.


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