COMPENSAZIONE

Fin qua abbiamo detto come, per avere un’immagine correttamente esposta dobbiamo agire sui tre strumenti (T F Iso) che ci consentono appunto di regolare la quantità di luce.

Abbiamo visto come l’esposimetro ci restituisce un valore numerico su una barra graduata dove 0 rappresenta l’esposizione corretta, valori positivi (+1 +2 ecc) un’immagine sovraesposta (più chiara) mentre valori negativi (-1 -2 ecc.) un’immagine sottoesposta (più scura).

Ricordiamo ancora una volta come questo corso preveda l’uso dell’esposimetro impostato sulla funzione matrix. In questo modo la misurazione della luce avviene in diversi punti distribuiti omogeneamente sull’intero fotogramma per poi fare una media con peso maggiore sull’area messa a fuoco.

Secondo logica la regola generale vorrebbe che l’esposimetro a 0 rappresenti la giusta esposizione per ogni immagine, giusto? No, sbagliato. Ovvero, giusto ma solo parzialmente.

Infatti, e qua inizia la parte divertente, l’esposimetro a 0 è un valore corretto solo per una piccola parte delle nostre immagini che andremo a produrre.

Eh sì, perchè dobbiamo capire come in realtà la fotografia, sebbene tenda ad imitare il lavoro dell’occhio umano, rispetto ad esso abbia dei limiti.

Tali limiti li vediamo, ad esempio, se riflettiamo sul concetto di intervallo dinamico (o dynamic range). Ma cos’è il dynamic range? Semplicemente l’intervallo dinamico, ovvero la differenza fra le luci più alte e quelle più basse presenti all’interno della porzione di mondo che stiamo inquadrando (o osservando). L’occhio umano riesce, grazie alle proprie caratteristiche ed al modo in cui interagisce col cervello a restituirci un’immagine visiva con un intervallo dinamico estremamente più esteso rispetto a quello delle reflex.

dinamic-range

Uno degli esempi più eclatanti lo possiamo sperimentare in modo molto semplice. Se, ad esempio, restando nel proprio salotto in una giornata soleggiata, provassimo ad aprire la finestra e guardare fuori, ci accorgeremmo immediatamente come il nostro occhio riesce a cogliere i dettagli presenti all’interno del nostro salotto e, allo stesso tempo, il panorama esterno. Se ci pensiamo un attimo è evidente come vi sia una forte differenza di luce fra ciò che è all’interno del nostro salotto, molto più scuro ed in ombra e ciò che invece è illuminato dal sole diretto all’esterno.

Le reflex non sono uno strumento evoluto come l’occhio umano e, rispetto a esso, in situazioni come questa, palesano i propri limiti. Se infatti dovessimo scattare un’immagine come in questo esempio ci accorgeremmo immediatamente come l’esposimetro a 0 ci restituisce un’immagine palesemente sbagliata. La stanza risulterebbe molto sottoesposta (scura), forse addirittura nera, mentre la vista all’esterno della nostra finestra risulterebbe decisamente sovraesposta (chiara) fino ad essere bruciata.

Quando sottoesporre e quando sovraesporre?

Dunque come dovremo comportarci? Una regola generale prevede che dovremmo suddividere i tipi di scenari che potremmo andare ad inquadrare.

  • luce-omogeneaIl primo caso ci si presenta nelle situazioni in cui riprendiamo uno scenario con scarso contrasto, ovvero con una luce uniformemente diffusa e con una bassa differenza fra le zone più in scure e quelle più chiare. In una casistica come questa, in cui la luce è omogenea, l’esposimetro (che ricordiamo legge la luce del frame e fa una media) ci darà sicuramente un valore corretto. Potremmo dunque sintetizzare dicendo che luce omogenea ci consente di utilizzare 0 come valore corretto dell’esposimetro.
  • Il secondo caso invece si presenta quando riprendiamo una scena in cui abbiamo un’elevato intervallo dinamico, ovvero molta differenza fra zone chiare e scure. In situazioni in cui la luce è disomogenea l’esposimetro leggerà, all’interno del nostro frame zone molto chiare e zone molto scure. Facendo una media non riuscirà mai a darci un valore che possa rappresentare una buonaesposizione né per le alte luci né per le ombre.
    sottoesposta1sottoespostaNell’immagine a sinistra possiamo notare come, sebbene sia stata scattata con esposimetro a 0, essa risulti palesemente sbagliata in quanto sottoesposta nelle aree laterali (l’interno dell’edificio) e sovraesposta per quella centrale (l’esterno). La fotografia di destra è stata invece effettuata sottoesponendo di circa 2 stop. Il risultato è che, sebbene le aree laterali siano comunque sottoesposte, le zone sovraesposte sono state recuperate.

Va sottolineato che in fotografia uno scenario simile potrebbe presentarsi molto spesso, anche se dipende da vari fattori, fra cui che tipo di gusto abbiamo, che scenari amiamo riprendere ecc.

Dunque come fare?

Dobbiamo imparare innanzitutto a riconoscere l’eroe della nostra fotografia. Tendenzialmente l’eroe di una fotografia è proprio il soggetto che ha attirato la nostra attenzione spingendoci ad immortalarlo, possa esso essere un fiore, un animale, una persona. Non per forza di cose però l’eroe dell’immagine dev’essere qualcosa di concreto, potrebbe ad esempio essere qualcosa di più astratto, come una particolare atmosfera o una texture.

Una volta individuato l’eroe dobbiamo capire se questo nostro eroe è nelle zone più chiare, più illuminate (nelle alte luci) o in quelle più scure (nelle ombre) della nostra immagine ed esporre per esso. Se scattiamo un’immagine nella quale il nostro eroe si trova nelle zone in ombra della nostra inquadratura allora andremo a sovraesporre. In questa situazione tutta l’immagine risulterà più chiara. Di conseguenza le zone più chiare risulteranno ancora più chiare, mentre quelle più scure risulteranno corrette. Ma se il nostro soggetto si trova appunto in queste ultime noi avremo raggiunto il nostro scopo, ovvero quello di dare la giusta quantità di luce al nostro eroe. Sovraesporre, ovvero esporre al fine di aver le zone in ombra esposte correttamente, in fotografia si dice anche “esporre per le ombre” o high key.

Viceversa se il nostro soggetto si trova nella zona delle alte luci noi dovremo ribaltare il ragionamento precedente. Sottoesponendo la nostra immagine infatti andremo a rendere le zone d’ombra più scure e dense mentre andremo ad ottenere un’esposizione ottimale per le zone in luce. Essendo però il nostro soggetto nelle alte luci noi avremo creato un’immagine sottoesposta, tuttavia corretta. Tale metodo si chiama anche “esporre per le alte luci” o low key.

In questi ultimi casi, quelli in cui dovremmo distaccarci dall’esposimetro a 0, di quanto dovremmo sovra o sottoesporre? 1, 2, 3 stop? Non esiste una risposta universalmente valida, in quanto dipende prevalentemente dal tipo di situazione che si presenta. Esistono casi in cui è sufficiente sovra o sottoesporre anche solo di 1/3 di stop, mentre ne esistono altri dove 2 stop non sono sufficienti. Sarà l’esperienza e l’esercizio che ci porterà, nel tempo, a saper “leggere” le situazioni e di conseguenza capire i giusti modi per interpretarle.

I vantaggi del digitale

Tuttavia oggi, rispetto al passato, noi lavoriamo in digitale. Generalmente parlando, sebbene la pellicola abbia un intervallo dinamico superiore al digitale i benefici di tale evoluzione si fanno ampiamente sentire in situazioni simili, poiché abbiamo a disposizione 2 strumenti che ci consentono di capire ciò che stiamo facendo in tempo reale.

Il primo è l’anteprima sul display posizionato sul dorso della nostra reflex. Vedere l’immagine appena scattata ci consente già di avere un riferimento visivo seppur non privo di imperfezioni. L’anteprima dell’immagine infatti non potrà mai essere troppo affidabile, poiché vi sono troppe variabili che interferiscono al fine di darci una valutazione valida. Ad esempio se osserviamo l’anteprima e siamo in pieno sole il pannello risulterà più scuro rispetto ad una situazione in cui lo osserviamo in ombra; inoltre potrebbe non lavorare bene perchè magari è danneggiato, oppure il nostro occhio è stanco… Il secondo, ben più “potente” del primo, è dettato da uno strumento obiettivo, scientifico. Un grafico che ci dice esattamente come stiamo andando a distribuire ombre e luci nella nostra immagine.

Tale strumento è l’istogramma ed è bene che ogni fotografo digitale sappia padroneggiarlo fin da subito.


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