ISO

Oltre a tempi e diaframmi esiste un terzo strumento che ci consente di regolare l’afflusso di luce. Gli Iso.

sensoreIn realtà questa definizione non è del tutto corretta, in quanto gli Iso non sono un hardware che lascia entrare più o meno luce.

Quando si parla di Iso fondamentalmente si parla di sensibilità del nostro supporto fotosensibile, ovvero la pellicola per quanto riguarda(va) la fotografia analogica ed il sensore per il digitale.

Ed è proprio questo passaggio dalla pellicola al sensore ciò che rappresenta uno dei maggiori benefici del digitale. Oggi infatti si cambia la sensibilità Iso semplicemente agendo sulle impostazioni della nostra reflex. Ben diversa era la questione ai tempi della pellicola in cui, per poter variare tale valore, era necessario sostituire il rullino.

Cosa sono gli Iso?

Per comprendere meglio come “ragionano” gli iso, senza entrare in noiosi ragionamenti “scientifici” potremmo pensare alla nostra pelle. Quando andiamo al mare, in spiaggia, durante una soleggiata giornata estiva, siamo soliti usare una crema protettiva che agisce come un vero e proprio film proteggendoci dall’azione dei raggi Uv. Più il fattore protettivo di tale crema è elevato minore sarà l’effetto del sole sulla nostra pelle (e viceversa).

Ragionando secondo questa metafora gli Iso funzionano in modo molto simile. Maggiore sarà la sensibilità Iso del nostro sensore (o della nostra pellicola), maggiore sarà la reazione alla luce che questo avrà.

I valori Iso che troviamo su quasi tutte le fotocamere in commercio sono 100, 200, 400, 800, 1600, 3200, 6400 ecc.

Nella scala Iso valori numerici bassi si riferiscono a sensori poco sensibili (ovvero che reagiscono meno alla luce) mentre salendo questa scala aumentiamo questa sensibilità.

Come nelle scale di tempi e diaframmi spostarsi da un valore a quello successivo (o precedente) equivale a uno stop di luce. Uno stop di luce, lo ricordiamo, significa raddoppiare (o dimezzare) la quantità di luce. Ad esempio spostarsi da 100 Iso a 800 Iso equivale ad aggiungere 3 stop di luce (quindi 8 volte più luce rispetto a 100)

Altresì similmente ai valori relativi a tempi e diaframmi in base al tipo di reflex che possediamo, potremmo trovare valori intemedi (ad es. fra 100 e 200 potremmo trovare 125 e 160), così come potremmo non trovare i valori estremi (ad es. 50 o 102400). Tali caratteristiche dipendono da modello e marca, dove vige la logica secondo la quale più si spende più si ha.

Ovviamente la sensibilità Iso ha delle ripercussioni sull’estetica dell’immagine finale. Se infatti i tempi (T) influenzano il movimento e i diaframmi (F) la profondità di fuoco, gli Iso agiscono sul rumore. Ma cos’è il rumore?

Il rumore (o noise o disturbo) è quella caratteristica che rende le immagini più granulose, con una sorta di texture puntinata che rende l’immagine più sporca.

Solitamente il valore di riferimento degli Iso, quello attorno al quale si dovrebbe stare per avere un’immagine pulità, priva di rumore è Iso 100. All’aumentare di tale valore aumenterà anche il disturbo.

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Quando usare alti Iso?

Ma perchè e soprattutto quando è bene variare tali valori? Perchè devo sentire la necessità di aumentare gli Iso andando ad aggiungere disturbo alla mia immagine?

Sostanzialmente le casistiche in cui si tende ad aumentare il valore degli Iso sono riassumibili in 2.

  • La prima situazione accade quando non riesco ad avere sufficiente quantità di luce con la mia accoppiata T e F. Ad esempio sto fotografando uno spettacolo teatrale. Il palcoscenico è molto buio. Apro il diaframma ai massimi valori possibili e imposto i tempi ai valori più lenti possibili (in modo da avere i soggetti ancora fermi ed evitare il micromosso dovuto dai miei movimenti), ad esempio T1/80 F2,8. Se nonostante quest’accoppiata non riesco ad avere ancora delle immagini sufficientemente luminose ricorrerò agli Iso, ovvero aumenterò tale valore fino ad avere la giusta quantità di luce.
  • La seconda situazione invece si presenta quando desidero della presenza di rumore all’interno della mia immagine, ovvero quando il disturbo diventa parte integrante della “storia” che voglio narrare attraverso le mie fotografie. Per comprendere meglio il concetto pensiamo alla differenza che abbiamo ascoltando un cd oppure un vecchio disco in vinile. Il cd ci darà sicuramente un audio migliore, quasi perfetto. Il disco viceversa potrà presentare una serie di “difetti” all’ascolto. Ma sono proprio queste imperfezioni che rendono affascinante, quasi inimitabile l’ascolto di un vecchio disco in vinile (aggiungerei magari ascoltato su un buon amplificatore valvolare), ed è per queste ragioni che molti amanti della musica tutt’ora prediligono l’ascolto del vinile rispetto al cd (o ai file digitali). A questo proposito è doverosa una precisazione: oggi le principali aziende produttrici di reflex investono molto nella sviluppo di sensori che resistono sempre di più ad alte sensibilità e con rumore sempre meno invadente. Detto questo non voglio sostenere la causa del rumore a tutti i costi. Dico soltanto che non è scontato che un’immagine pulita e cristallina sia per forza di cosa migliore. Se ad esempio sto narrando una storia “sporca”, “torbida”, ad esempio un reportage underground del mondo dei graffittari, magari ricorrerò agli Iso proprio per creare quel mood che ben si accompagna con la storia che voglio raccontare.

Concludendo gli Iso sono solo uno strumento, sta alla nostra capacità ed esperienza come fotografi andare a stabile in che misura e quando decidere quali valori utilizzare.


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