FORMATI

Spesso mi viene chiesto da amici, colleghi e appassionati di fotografia in che formato scatto. Cercherei di fare chiarezza prima di poter dare una risposta

Tutte le fotocamere reflex dispongono di due tipologie di formati nei quali scattano: jpeg e raw.

  • Jpeg altro non è se non l’acronimo di Joint Photographic Express Group e si riferisce a tutti i file fotografici che utilizzano tale “linguaggio”. Jpeg è un formato di file che sfrutta un algoritmo, un calcolo matematico se così possiamo dire, per tradurre i dati che la nostra fotocamera ha raccolto e comprimerli all’interno di un file visualizzabile su praticamente ogni dispositivo di lettura di file multimediali (dai computer agli smartphone).
    Di tutta questa definizione direi che l’accento va posto in particolare sul concetto di compressione. Jpeg infatti è un file compresso, ovvero che prende tutti i dati che la nostra reflex è in grado di catturare per schiacciarli e impacchettarli in un file. Sebbene sia un file che ha molti vantaggi ha questo grosso svantaggio.
    Fra i punti a suo favore sicuramente abbiamo il fatto appunto che è largamente diffuso, è uno standard se così si può dire. Ciò significa che può essere visualizzato dalla zia Maria sul suo vecchio computer degli anni ’90 così come dall’amico che lo legge sul suo nuovissimo smartphone dall’altra parte del mondo.
    Inoltre Jpeg ha il vantaggio di sfruttare un’algoritmo molto ben progettato che consente di avere una buona qualità dell’immagine (seppur compressa) mantenendo un peso del file snello: da questo punto di vista potremmo assoggettarlo al file .mp3 per la musica.
    Infine, fatto non da poco, è immediatamente fruibile, ovvero ci da la possibilità di scattare e mandare immediatamente le immagini appena prodotte direttamente in stampa, ad esempio. Questo fatto lo rende particolarmente apprezzato dai fotografi sportivi o dai fotografi di reportage che nella maggior parte dei casi hanno l’esigenza di mandare i file “ancora caldi” e nel minor tempo possibile in redazione.
  • Raw a differenza di Jpeg non è un tipo di file ma un termine inglese che potremmo tradurre in crudo, infatti non troverete sulle vostre reflex tale estensione,  piuttosto dovrete fare riferimento al tipo di file raw che la marca della vostra reflex ha sviluppato. Ad esempio Canon produce file raw con un’estensione .CR2 mentre Nikon .NEF.
    Tornando al termine “crudo” vien naturale una metafora con il cibo. Il file raw potremmo definirlo in tutto e per tutto simile agli ingredienti che abbiamo a disposizione quando prepariamo un piatto. L’insieme degli ingredienti non rappresenta il piatto finito. Solo quando questi verranno cucinati potremo assaporare il piatto. La situazione in fotografia è del tutto simile.
    Il file raw infatti contiene tutte le informazioni che la nostra fotocamera è in grado di cogliere ma, differentemente dal Jpeg, queste informazioni sono ancora  sotto forma di dati grezzi e, per certi aspetti, non sono ancora una fotografia (un po’ come gli ingredienti non sono ancora il piatto finito).
    Dunque il file raw è un file che ha bisogno di essere sviluppato digitalmente per poter essere trasformato in file di immagine (come Jpeg o Tiff, ad esempio).
    Non essendo un file “impacchettato”, compresso come il Jpeg, il file raw è un file decisamente più pesante rispetto a quest’ultimo, il che rende le nostre schede di memoria decisamente meno capienti.
    Allora perché utilizzare il file raw se pesa di più e se ha bisogno di essere sviluppato? Restando nella metafora del cibo risponderei dicendo perché cucinare un piatto genuino e casereccio quando esistono i surgelati già pronti? In buona sostanza il file raw contiene, lo ripeto, tutte le informazioni che la nostra reflex può catturare, di conseguenza è un file decisamente più ricco di informazioni (sulla luce, sul colore, sul dynamic range ecc). E’ un file che ci consente di essere sviluppato in modo decisamente più accurato ed evoluto rispetto al Jpeg.
    Inoltre, se ancora non bastassero le buone ragioni per cui scatto in raw, il file raw è da considerarsi alla stregua del nostro negativo. Ciò si traduce nella possibilità, in qualsiasi momento, di dimostrare la paternità della nostra fotografia. Infatti non accade mai che un fotografo scatti in raw e poi consegni quello al fruitore finale. Nel mio workflow standard il file raw viene sviluppato, ritoccato (se necessario) e poi esportato in un file di immagine, Jpeg o Tiff che sia. Questi saranno quelli che vengono condivisi con il mondo ma il raw, quello rimane custodito nel mio archivio.

Dunque, tirando le conclusioni potremmo dire che entrambi i formati hanno ragione d’esistere sulle nostre reflex.

Jpeg va benissimo in tutti i casi in cui si ha l’esigenza di avere le immagini immediatamente pronte a seguito della sessione fotografica appena conclusa. Sono file compressi, largamente diffusi, snelli, pronti all’uso.

Raw è il formato che rappresenta il nostro negativo digitale. E’ pesante, ricco di dati, necessita di essere sviluppato ma è il file che consente di ottenere il massimo dalla vostra reflex.

In fase di scatto, per quanto mi riguarda, non esiste altro file se non il raw.

Questione diversa è relativa allo spazio colore. Se avete provato a navigare nel menu della vostra fotocamera vi sarete sicuramente imbattuti nella scelta fra questi due spazi colore: AdobeRGB e sRGB.

Lo spazio colore è la specifica gamma di colori che possono essere rappresentati in una determinata foto. In altre parole potremmo considerare lo spazio colore come un insieme di colori che la nostra fotocamera puo’ identificare e riprodurre.

spazio-coloreLa differenza fra AdobeRGB e sRGB sta nel fatto che il primo è in grado di riprodurre circa il 35% di colori in più rispetto al secondo, in quanto è uno spazio colore più esteso. Detto ciò non è automatico che questo si traduca nella miglior scelta possibile.

  • sRGB è uno spazio colore che per certi versi rappresenta uno standard, in quanto solitamente è lo spazio colore usato per internet, per i videogiochi, i monitor, i proiettori, le televisioni ecc. persino il monitor sul quale state leggendo probabilmente usa questo spazio colore.
  • AdobeRGB molto probabilmente vi offrirà uno spazio colore così esteso che il vostro monitor non sarà in grado di percepirne la differenza. Se ad esempio scattate con questo spazio colore e poi caricate quest’immagine sul web questa verrà automaticamente convertita in sRBG. E questo è un problema, poiché quando dovrà convertire un colore ignoto a sRGB ne andrà a prendere uno arbitrariamente fra quelli conosciuti. Il che si traduce in una infedeltà cromatica.

Bel problema, eh? Allora quale scegliere e perchè?

Solitamente ha senso scattare in sRGB quando l’immagine non necessità di essere processata digitalmente. Ad esempio se devo scattare per un quotidiano solitamente lo scenario è che, a seguito della sessione fotografica, le immagini vengono immediatamente inviate in redazione.

AdobeRGB è la scelta adatta quando si intende sviluppare e ritoccare la fotografia in postproduzione, in quanto ci offre maggiori informazioni che si possono rilevare utili quando dobbiamo modificare la stessa in Lightroom o Photoshop. Suggerisco però, al termine del processo di sviluppo e ritocco, di esportare l’immagine convertendo lo spazio da AdobeRGB a sRGB. L’operazione è molto semplice e ci garantirà una maggior fedeltà cromatica. Nelle lezioni relative alla postproduzione vedremo come fare.


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