Fotografare Hvitserkur

Fotografare Hvitserkur www.ishoottravels.com your ticket to travel photography. Blog di fotografia di viaggi. © Galli / Trevisan
Fotografare Hvitserkur

Una delle attrazioni naturalistiche più famose del nord dell’Islanda, Hvitserkur è un faraglione alto 15 metri che si trova lungo la costa est della penisola di Vatnsnes. La sua forma ricorda quella di un elefante , di un drago o di un mostro marino colto mentre si abbevera e, come per la maggior parte delle bellezze della natura islandese, anche qui c’è una leggenda dietro la nascita di Hvitserkur.

Mito e realtà

La leggenda infatti vuole che Hvitserkur sia un troll pietrificato. I troll del nord-ovest dell’Islanda, che non amavano il suono delle campane delle chiese, volevano a tutti i costi distruggere le campane della chiesa di Þingeyrar, che si trova a pochi chilometri di distanza. Il troll non si accorse di essere in ritardo, venne colto dalle prime luci dell’alba e trasformato in pietra.

Hvitserkur è la casa di molte specie di uccelli e il suo nome deriva proprio da questi. Hvitserkur infatti significa “maglia bianca” da “Hvit” ovvero “bianco” e “serkur” ovvero maglia. Questo nome deriva dal fatto che il guano degli uccelli rende bianche alcune parti del faraglione. Aspettiamoci dunque la possibilità di fare birdwatching.

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Come arrivarci

Per arrivarci è necessaria una piccola deviazione dalla Ring Road, percorrendo una strada (la 711) non asfaltata e piena di buche. Consiglio di prestare particolarmente attenzione alla guida lungo tratti di strada come questo: qui abbiamo visto un paio di ragazzi rimasti a piedi perché avevano bucato le gomme dell’auto causa buche e un carro attrezzi che recuperava un minivan (come il nostro!!) finito fuoristrada. La strada raggiunge un parcheggio con panchine e tavoli e da cui parte un breve sentiero per arrivare al punto di osservazione, da cui si può ammirare Hvitserkur dall’alto.

Consigli fotografici

Tuttavia le fotografie più belle sono quelle realizzate al livello del mare. Per farle occorre discendere un sentiero ripido di cui ho parlato nell’articolo Islanda in 7 giorni. In realtà definirlo sentiero è un eufemismo, visto che si tratta di rocce che, più o meno, possono essere utilizzate come degli enormi gradini da cui scendere.

Il momento più bello, fotograficamente parlando, è quello della bassa marea, quando il faraglione è raggiungibile a piedi e nelle fotografie possiamo inserire in primo piano la spiaggia nera segnata dall’impronta delle onde. Il mio consiglio è quello di cercare gli orari di bassa marea e approfittare di quelle ore per una visita ad Hvitserkur.

Io e Corrado purtroppo non abbiamo potuto visitarlo con la bassa marea a causa del nostro planning di quella giornata che prevedeva molte ore in auto, con arrivo a Godafoss per il tramonto.

Ciononostante, questo è uno degli aspetti della fotografia di paesaggio con cui i fotografi si devono scontrare. Non si può pianificare tutto. Pianificare nella fotografia di paesaggio permette di conoscere il posto che si andrà a fotografare ed essere preparati per poter ottenere la fotografia che si vuole. Ma spesso i piani non possono essere rispettati a causa del meteo (Fotografia di paesaggio: comanda lei) o comunque per cause di forza maggiore. Così bisogna essere aperti e disponibili al cambiamento di scenario, in modo tale da ottenere comunque uno scatto di cui saremo orgogliosi.

Questo è il caso in cui, molto probabilmente, se fossimo arrivati in un altro momento della giornata, non saremmo riusciti a cogliere lo stormo di uccelli che si alzava in volo da Hvitserkur, donandoci un’immagine poetica e molto suggestiva. Non sapremo mai se avremmo potuto fare delle fotografie migliori nelle ore di bassa marea, ma sappiamo con certezza di essere molto soddisfatti di essere riusciti a catturare un momento così intenso.

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Questa fotografia è stata realizzata in composit: macchina fotografica sul cavalletto stavamo facendo dei test per capire il tempo necessario per ottenere l’effetto acqua a specchio, quando vediamo gli uccelli alzarsi in volo e scattiamo per cogliere l’attimo. Tuttavia l’acqua in quella fotografia proprio non ci piaceva, non era così che ce l’eravamo immaginata. Volevamo infatti realizzare la fotografia che ci eravamo prefissati con i tempi lunghi. Così abbiamo deciso di assemblare in post produzione le due fotografie per ottenere un’immagine unica che raccontasse la nostra visione di quel momento.