Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché. I loro desideri hanno le forme delle nuvole.
Durante gli anni scolastici questo pezzo tratto da I fiori del male di Charles Baudelaire per me era semplicemente una bella frase da scrivere sulla Smemoranda. Non sai ancora chi sei e che cosa farai da grande, sai solo quello che non vuoi essere: i tuoi genitori, i tuoi professori, l’autista dell’autobus che ti porta a scuola tutti i giorni alla stessa ora. Sogni una vita fatta di avventure, di posti diversi e di persone nuove.
Poi segue la voglia di indipendenza. Per trovarla è necessario un lavoro. E trovarlo è una grande fortuna. Così te lo tieni stretto, ore 9-18, 6 giorni alla settimana. Dopo un po’ hai risparmiato abbastanza per permetterti di affittare un appartamento e di comprarti un’auto.
Così ora lavori per pagare affitto, bollette e rate dell’auto che ti serve per andare al lavoro.
Piano piano dentro di te si fa strada una vocina, una voglia di cambiamento. Ma la metti a tacere perché per un animo avventuroso non esiste cosa più devastante di un futuro certo. La tranquillità, la routine quotidiana ti dà sicurezza. Il conformismo, il televisore ed il tappeto nuovo. E in quello che ti sembra sia un attimo, la ragazzina che da grande voleva fare l’artista si è trasformata in una borghese.
Molte persone sognano di dare una direzione diversa alla propria vita, ma quasi nessuno ha il coraggio di mettersi in discussione. Proprio a queste persone dico: “Viaggiate”.
Il viaggio è una delle poche cose nella vita che ti permette di osservare il mondo con occhi nuovi, di cambiare prospettiva. Questo perché in viaggio sei te stesso senza gli schemi mentali della quotidianità. Quando viaggi in un luogo nuovo, che non hai mai visto, provi un mix di eccitazione, paura e smarrimento. Sei in un posto che non conosci, con una lingua che non è la tua e dei costumi che non sono gli stessi che sei abituato ad osservare tutti i giorni. Sentirti straniero ti fa riavvicinare all’umanità e ti fa capire che il mondo è fatto di persone, tutte diverse ma in fondo tutte uguali. Non ti rendi conto di quanto sei socievole finché non ti ritrovi a parlare con un perfetto sconosciuto come se lo conoscessi da una vita, scambiando pensieri, esperienze e cibo seduto ad un tavolo condiviso. O non ti rendi conto di quanto sei coraggioso finché non ti ritrovi nel deserto, di notte, con solo la luce della luna e delle stelle ad illuminare il paesaggio e devi decidere quale strada prendere per continuare il tuo viaggio.
Viaggiare ti aiuta a conoscere i tuoi limiti e fare esperienze nuove ti sprona ad essere audace.
Viaggiare, prima di essere un modo per conoscere nuove culture, è un modo per conoscere te stesso.
Così quando torni a casa sei sempre te stesso, ma un po’ diverso. Devi riabituarti alla routine quotidiana, agli orari, alla lingua, alle persone. Così ti può succedere che torni e sei contento di ritrovare tutto com’era, oppure senti che sì, è tutto come prima, ma diverso. Come riprovarti la tua t-shirt preferita dopo il cambio di stagione. È sempre la stessa, ma non ti sta più come prima.
Questo diventa il momento perfetto per fare un’analisi della tua vita e capire cosa c’è che ti piace e cosa c’è che vuoi cambiare.
3 viaggi sono stati importantissimi per me e sono stati dei punti di svolta nella mia vita:
Il primo è stato nel 2005, la mia prima volta a Londra. La prima volta con una macchina fotografica digitale tutta mia. Lì ho capito che direzione volevo dare alla mia vita e che “da grande” avrei voluto fare la fotografa.
Il secondo è stato la prima volta negli USA ed il primo vero viaggio on the road. Mi ha aiutato a innamorarmi di nuovo della fotografia. Ero già professionista da qualche anno e, non so esattamente quando o perché, avevo iniziato a perdere interesse nella fotografia. Da quando fotografare era il mio lavoro, la macchina fotografica era diventata uno strumento di lavoro e non uno strumento di piacere. Fare i fotografi professionisti, anche se molto gratificante, è faticoso perché incerto e la strada è piena di sacrifici. Fare fotografie era diventato un lavoro stressante e non una fonte di gioia. Durante quel viaggio, per la prima volta dopo anni, avere la macchina fotografica al collo non era un peso ma un’opportunità. Così quando sono tornata a casa ho fatto una lista di cosa funzionava e cosa no ed ho deciso di migliorarmi e di crescere come fotografa.
Il terzo è stato nel 2016, l’ultimo viaggio on the road negli Stati Uniti che abbiamo fatto. È stato nuova linfa sia a livello personale che professionale e per la prima volta ho sentito l’esigenza di condividere. Da quel viaggio è nato questo blog.
Amo specialmente i viaggi on the road. Essere ogni giorno in un posto nuovo mi ha aiutato ad aprire gli occhi. Quando vedi tutti i giorni le stesse cose diventi cieco nei confronti delle cose che ti circondano, ma quando viaggi ogni profumo, ogni colore e ogni luogo ti stimolano e ti sono di ispirazione per nuovi pensieri e nuovi progetti. Nel nostro lavoro i nostri occhi sono importantissimi.
Avere la fortuna di rinnovarli è una fonte di creatività inesauribile.
Bellissima riflessione! Guardare il mondo da dietro una macchina fotográfica mi é piaciuto da sempre! I viaggi mi permettono di conoscermi sempre un po di piu, di crescere, di cambiare prospettiva… il mío primo viaggio importante é stato nel 1997. Ero sólo una ragazzina, ma la prima Volta Che sono andata in Italia ha segnato un punto di inflessione nella mía Vita. Auguri per un vostro lavoro ragazzi! Siete grandi! Baci dalla Spagna
Che bello leggere queste parole. Non vi conosco, è la prima volta che entro in questo blog, ma probabilmente lo leggerò meglio.
Il 26 settembre partirò per la Colombia. La mia idea è di arrivare fino in Patagonia e ripartire poi da Buenos Aires.
Ma non so come andrà.
Mi sono sentito come hai descritto tu. Lavoro e studio, compro il motorino. Finisco la scuola, ma voglio di più. Perciò macchina e motorino. Mi fidanzo.
Non mi basta.
Per un incidente do via il motorino, ed inizio a cercare il “lavoro della mia vita”. Che frase strana. Inizio a 23 anni a lavorare come cuoco, e dopo 3 anni di sacrifici per pochi soldi, voglio di più. Cerco un lavoro più remunerativo, un contratto a tempo indeterminato, ed un’altra macchina. Vado a convivere dopo 5 anni di finanziamento.
Ma la mia testa è troppo tempo che mi dice di viaggiare. Di fare una esperienza fuori dalle mura amiche. Il mondo è troppo grande per fare tutto in una città.
Inizio a guardare dentro me stesso. Profondamente. Ci sono delle differenze che hanno portato a me e la mia compagna a vivere per abitudine. Non va bene. Io non sono contento di spendere soldi in alcool, in tappeti, in ostriche e resort. Quella vita mi fa schifo. Non la chiamo vita. È sopravvivenza. Ci sono tantissime persone che vivono 3 settimane l’anno. Durante le ferie. Si vanno a spegnere sotto l’ombrellone di qualche spiaggia, con un cocktail in mano. “Questa si che è vita”.
L’unica volta che mi sono sentito VIVO era in montagna, con la mia fidanzata, facendo una escursione in cui rischiavamo di perderci nel bosco. Con pochissima acqua, con una minuscola razione di cibo. Io solo con uno scarpone. Mi sono sentito vivo. E quando lo racconto la gente mi prende per matto. Quando dai valore alle piccole cose, riesci ad apprezzare tanto secondo me. Quando un solo tappetto d’acqua ha significato, o un pezzettino di cioccolato, capisci quanto il nostro mondo stia andando in una direzione sbagliata.
Ero entrato in questo blog perché ho paura di partire. Ho paura di sbagliare. Ho paura di non essere all’altezza. Ho paura. Ma mi rendo conto di quanto l’introspezione sia importante. Ora ho meno paura. Grazie.
Grazie a te, Matteo, per le belle parole e per aver condiviso con noi i tuoi pensieri più intimi. È difficile riuscire ad essere sinceri con se stessi e trovare il coraggio di esprimere ad alta voce i pensieri più profondi. Ma è bello sapere che non siamo delle mosche bianche e che, se condividiamo le nostre emozioni, ci sono persone che riescono a comprenderci, che stanno passando le nostre stesse difficoltà e che hanno le nostre stesse paure.
Non mi resta altro che augurarti in bocca al lupo per il tuo viaggio. Non ho dubbi che sarà meraviglioso! Spero che lo condividerai con noi una volta tornato.