Il Surf e la fotografia sportiva in viaggio

fotografia sportiva in viaggio
Il Surf e la fotografia sportiva in viaggio

Avete presente le serate in cui i vostri amici vi fanno vedere le foto dell’ultimo viaggio che hanno fatto e sono esattamente uguali a tutte quelle che avete già visto di quello stesso posto? Penso vi sarà successo almeno una volta e, dal momento che state leggendo questo blog, probabilmente anche voi state cercando un’ispirazione o un consiglio per poter ritornare dal vostro prossimo viaggio con qualcosa che sia il più unico possibile. Partendo dal presupposto che ormai è praticamente impossibile realizzare una fotografia che non sia mai stata fatta prima, a meno che non vogliate inoltrarvi in aree del mondo inesplorate, di seguito vi spiego il mio approccio. Il punto di partenza è la mia passione, la fotografia sportiva. Il perché è semplice, quanto meno dal mio punto di vista. Un monumento potrà essere fotografato da tutte le angolazioni possibili, in ogni condizioni meteo, con la più grande varietà di tecniche, ma sarà sempre lo stesso monumento. Mentre l’azione che voi fotograferete sarà unica, non si ripeterà mai nelle stesse condizioni e, se l’avete persa, non avrete nessun altra occasione di recuperarla.

Amataori o Professionisti?

Durante il mio ultimo viaggio nei Paesi Baschi, seppur in un periodo non particolarmente ricco di contest surfistici (che si tengono per la maggior parte non in estate), ho avuto la fortuna di assistere ad un’interessantissima gara del campionato regionale e, soprattutto, di osservare con passione centinaia di surfisti amatori che, una volta staccata dalla loro routine da ufficio, chiudevano nel migliore dei modi la giornata: cavalcando le onde.

Questo mi ha permesso di ottenere scatti discreti, da mostrare insieme a quelli più classici (che comunque non possono mancare) un volta ritornato in Italia.

Scattare degli amatori ha degli indubbi vantaggi: per prima cosa non ci si deve focalizzare sulla qualità dell’azione, poiché anche se la manovra non è stata realizzata correttamente la foto può essere buona, mentre nessuno sarà interessato a vedere un trick realizzato in maniera imprecisa se si tratta di una fotografia ufficiale della manifestazione. In secondo luogo offre maggiore libertà in termini di punti di vista e settaggi della reflex.

Gli approcci

Ho suddiviso in tre macrocategorie i tipi di approcci che si possono avere nei confronti della fotografia sportiva in viaggio, andando a identificare tre diversi stili di immagine:

Azione

L’azione pura, dove ho utilizzato i settaggi tipici dell’azione: per prima cosa ho impostato la reflex in modalità I SERVO con scatto continuo, diaframma il più aperto possibile (in base a quanto vi consente la vostra ottica), velocità di scatto di almeno 1/1000 di secondo (dal momento che l’obiettivo che mi ero prefissato per questa serie di scatti era di avere il soggetto ben definito e “congelato” ) e ISO regolata di conseguenza. Come vi ho anticipato non ero alla ricerca di un trick ben effettuato, ma di un’immagine spettacolare, soprattuto sfruttando in più possibile gli spruzzi dell’acqua o l’effetto controluce. L’immagine qui sopra rende bene l’idea, sembra che il soggetto stia surfando sul ghiaccio. Nella seconda (quella qui in basso) invece il controluce mi ha permesso di far risaltare il soggetto.

Soul

Il lato “soul”: dimenticate l’azione, quello che conta in questo tipo di immagine è far trasparire il lato più spirituale della disciplina. Non soltanto il surf si presta a questo scopo, altri sport acquatici (windsurf, kite) o altri sport più o meno estremi (mountine bike, snowboard) possono fare al caso vostro. In questo caso le impostazioni della reflex sono molto libere e devono essere funzionali al raggiungimento dell’obiettivo finale che vi siete prefissati. L’immagine qui sopra ne è un buon esempio, è stata scattata con una leggera sottoesposizione, quindi l’indicatore dell’esposimetro sarà nelle metà sinistra, almeno uno stop in meno del bilanciamento perfetto, questo perchè quando vi troverete a lavorare sulla vostra immagine in post produzione non avrete parti “bruciate” che non potrete più recuperare. Volevo uno scatto che rappresentasse il surfista “da solo contro la forza dal mare” ma, deliberatamente, il fuoco è sulle onde. Il soggetto è leggermente mosso, ma questo aumenta il dinamismo della composizione. Un piccolo tocco di Lightroom mi ha permesso di giungere al risultato finale.

Nella seconda immagine ho cercato una composizione più bilanciata (anche grazie ad un leggero crop dell’originale) con i due soggetti volutamente all’estremo dell’immagine. Il lavoro di post produzione mi ha aiutato a far emergere le silhoutte dei surfisti e ad enfatizzare il controluce.

Il bianco e nero è un altro validissimo modo per far risaltare l’aspetto più emozionale. In questo caso le impostazioni della reflex sono assolutamente canoniche: soggetto a fuoco, diaframma aperto, iso bilanciata e tempo di scatto regolato di conseguenza. Il diaframma aperto è fondamentale perchè permette al soggetto di risaltare dallo sfondo sfocato.

Creativa

L’approccio più creativo: molti maestri della fotografia sportiva, quando possono, cercano di rompere l’approccio tradizionale a questo tipo di fotografia, creando immagini straordinarie. Vi consiglio caldamente di impiegare un po’ del vostro tempo sul sito di Morgan Maassen, per citarne uno. Nel mio (molto) piccolo, ho provato a fare qualcosa di simile. Ho infranto la regola principale, ovvero quella di avere il soggetto perfettamente a fuoco e congelato nell’immagine. Non si tratta si panning (link articolo). In questo caso il mio obiettivo era quello di avere un’immagine che ritraesse più fasi dell’azione, creando, inevitabilmente un effetto mosso. In questo caso il tempo di scatto è lungo (minimo 1/25 di secondo). Più si muove velocemente il soggetto ritratto migliore sarà il risultato. L’aspetto da tenere in considerazione è che, scattando così lentamente, l’iso dovrà essere molto bassa e l’apertura focale chiusa, altrimenti l’immagine sarà bruciata.

© Stefano Nicoli