Terra Promessa – Israele/Palestina

Our Land

FIVE BROKEN CAMERAS di Emad Burnat and Israeli Guy Davidi (2011)

5_broken_cameras-649718257-largeCinque videocamere per descrivere la vita nei territori occupati in Cisgiordania. Cinque videocamere su cui si imprimono i segni di una lotta per la sopravvivenza. Cinque videocamere per raccontare la storia di Emad Burnat – l’uomo dietro le macchine da presa – della sua famiglia e degli abitanti del suo villaggio. La vita di ogni camera copre un arco di tempo determinato ed è la chiave per non disperdere la memoria individuale e collettiva rispetto agli accadimenti che si dipanano.

La vicenda prende il via con l’ingresso di alcuni periti israeliani nel territorio del villaggio di Bil’in dove Burnat vive. Si stanno occupando di rilevare le misure per l’imminente costruzione di una barriera che attraverserà il paesaggio, tagliandolo tragicamente in due. L’intenzione è separare il villaggio palestinese dalla colonia israeliana che presto sorgerà a poca distanza. È un passaggio emblematico della storia di questa terra, della Palestina, di Eretz Yisrael: la spartizione attraverso le barriere. La realizzazione dell’antitesi noi/loro costituisce il fil rouge di questo documentario. Una guerra di posizione che spesso si esemplifica nella diversità architettonica e paesaggista: da una parte il villaggio di Bil’in, antico e rurale; dall’altro gli alti palazzi che sorgono nella vicina colonia israeliana. Provocazione contro provocazione: all’avanzata urbana della colonia si risponde con la costruzione di un avamposto proprio nei territori in cui gli israeliani si sono installati. Alle manifestazioni palestinesi per denunciare la perdita della loro terra si risponde con l’incendio degli ulivi. All’interno di coordinate geografiche ben precise, in una dimensione circoscritta, si delinea la storia di una nazione, anzi, di due nazioni in perenne scontro.

È la Storia raccontata da chi l’ha vissuta e la vive tuttora sulla propria pelle. L’instabile quotidianità del filmmaker Burnat ci offre uno spaccato di questi anni di relazione e scontro tra Israele e Palestina: la violenza delle armi, la repressione contro le manifestazioni che spesso sfocia in detenzioni forzate, in sparatorie e omicidi. Burnat riprende ossessivamente, dimentica il lavoro, dimentica il pericolo che questa sua attività può significare per sé stesso e per la famiglia. La moglie non manca di redarguirlo pesantemente per questo. Eppure, nonostante i colpi, gli urti e le ferite che lo condurranno in ospedale, Burnat prosegue la sua lotta. Il film, si conclude con la distruzione della quinta camera.

Nel 2009, Emad Burnat conosce Guy Davidi, un filmmaker israeliano impegnato nella sensibilizzazione rispetto alla questione dei territori occupati. Insieme, Burnat e David, costruiscono l’impianto narrativo del film arrivando a vincere nel 2012 il World Cinema Directing Award al Sundance Film Festival.