INTERVISTA AD UN FOTOGRAFO STAMPATORE: MICHELE GUSMERI

Intervista ad un fotografo stampatore: Michele Gusmeri www.ishoottravels.com your ticket to travel photography. Blog di fotografia di viaggi. © Galli / Trevisan
Intervista ad un fotografo stampatore: Michele Gusmeri

C’è chi sostiene che una fotografia non si possa definire tale fino a quando non viene stampata.

Per saperne di più siamo stati nello studio di Michele Gusmeri e abbiamo fatto quattro chiacchiere tra meravigliose stampe fine art e carezze ad Anubi.

10 botta e risposta

Nome: Michele

Occupazione: fotografo

Luogo del cuore: Val Nambrone

Libro del cuore: Narciso e Boccadoro di Hermann Hesse

Film preferito: Per un pugno di dollari di Sergio Leone

Il giorno più bello della tua vita: quando ho portato a casa Anubi dal canile

Il giorno più brutto della tua vita: sono stato molto fortunato, non riesco a pensare ad un giorno veramente brutto nella mia vita

Il viaggio più bello: Marocco

Il viaggio più brutto: Corsica in moto

Il tuo motto: La vera libertà impone di affrancarsi dalla dittatura dell’ego

 

Ora conosciamoci meglio. Ci racconti un po’ di te?

Sono Michele, ho 32 anni e mi occupo di fotografia da sempre.

Il primo approccio è avvenuto alle elementari quando la maestra ci fece fare una sessione di camera oscura (quindi in realtà fin da subito abbastanza correlato alla stampa). Dopo quel giorno avevo voluto la “macchinetta” ed in seguito ho rubato la reflex a mio padre.

All’università ho studiato Design a Milano, sempre però con l’idea di volermi dedicare alla fotografia e terminati gli studi sono andato in quella direzione.

Ho un cane di nome Anubi che è anche il mio fedele compagno ed assistente e la mia ragazza Elisa con la quale faccio tutti i viaggi da 5 anni a questa parte.

Intervista ad un fotografo stampatore: Michele Gusmeri www.ishoottravels.com your ticket to travel photography. Blog di fotografia di viaggi. © Galli / Trevisan
Anubi nello studio di Michele

Quando e perché hai iniziato la tua attività?

Ho iniziato a livello professionale nel 2010, praticamente fin da subito nell’ambito della fotografia di matrimonio, prima con amici come banco di prova e poi con clienti terzi.

Tu hai iniziato come fotografo. Cosa ti ha spinto a diventare anche uno stampatore?

Ho iniziato sì come fotografo, ma contemporaneamente come stampatore.

Negli anni dell’università ho cominciato a non voler più delegare a terzi le stampe delle mie fotografie.

All’epoca ero ancora nativo pellicola, ma non ho iniziato fin da subito a fare stampe in camera oscura perché in casa mia non ne avevo la possibilità. Prima ho iniziato a fare scansioni dei negativi e a stamparli da solo. Poi, dato che le tecniche di stampa del bianco e nero digitale non erano sufficientemente buone, ho iniziato tra il 2005 e il 2009 a stampare con la fine art a getto d’inchiostro, tecnica che fin da subito mi ha dato ottimi risultati e che quindi ho deciso di portare avanti.

Naturalmente quando poi ho iniziato a lavorare come fotografo ho pensato di non essere un fotografo produttivo solo dal punto di vista della fotografia, ma che avrei potuto proporre ai fini commerciali anche le mie capacità di stampatore.

Sembrerà strano, ma cosa significa “stampare una fotografia”?

Il pensiero che mi tocca sempre è che fino a quando l’immagine è digitale resta semplicemente una sequenza numerica: il monitor ce la restituisce in qualche modo, ma è curioso pensare che alla fine siano dei numeri, degli 1 e degli 0 in una serie quasi infinita.

La fase di stampa è proprio il momento in cui questi numeri tornano ad essere qualcosa di reale, di analogico, di vero, di tangibile.

Inoltre le diverse carte possono dare un’ulteriore interpretazione all’immagine: infatti se esiste una grande potenza interpretativa prima in fase di scatto, poi in fase di post produzione, esiste anche un’interpretazione finale data dalla stampa. Scegliere una carta opaca piuttosto che lucida, una carta texturizzata o liscia fa sì che il prodotto finale abbia una sua compiutezza.

E mi piace pensare non solo alla stampa, ma anche a come concretizzare la stampa con un’eventuale cornice piuttosto che con una finitura, proprio per avere il prodotto finito.

Come si prepara una fotografia digitale per la stampa?

Tendenzialmente la si prepara come si preparerebbe una visione a monitor, con alcune determinate attenzioni particolari che possono essere ad esempio lo spazio colore appropriato ed il monitor calibrato in un modo confacente proprio alla stampa.

Calibrato di per sé non vuol dire niente, il monitor deve essere calibrato con dei parametri che devono combaciare a quello che è l’output della stampa finale.

Il problema della stampa industriale è che spesso il fotografo non ritrova quello che aveva fatto a monitor nella stampa ed il ruolo dello stampatore è proprio quello di colmare questo gap.

Intervista ad un fotografo stampatore: Michele Gusmeri www.ishoottravels.com your ticket to travel photography. Blog di fotografia di viaggi. © Galli / Trevisan

Intervista ad un fotografo stampatore: Michele Gusmeri www.ishoottravels.com your ticket to travel photography. Blog di fotografia di viaggi. © Galli / Trevisan

Si parla spesso di stampa fine art. Che cos’è?

Fine art oggi si dice per indicare una tecnica di stampa, che è una stampa che dev’essere estremamente qualitativa, molto durevole ed in grado di riprodurre al massimo i colori o le gradazioni di grigio di un’immagine.

Quando si parla di stampa fine art si intende una stampa a getto d’inchiostro in pigmenti su delle carte in fibra naturale da archiviazione, però il fine art esiste anche in analogico.

Fine art è soprattutto un modo di fare e di pensare la fotografia: ovvero avere l’obiettivo durante tutto il processo fotografico di arrivare ad un lavoro estremamente qualitativo e ricercato per la qualità tonale, per le luci, ecc.

Quali sono i requisiti per una bella stampa fotografica?

A volte l’errore che capita è quello di pensare che una bella stampa possa risolvere il problema di una brutta fotografia. Per me la stampa vuol dire tradurre su carta ciò che vediamo a monitor nel modo migliore, perciò il ruolo dello stampatore dovrebbe incidere relativamente nel processo creativo.

Qual è la tua carta preferita?

È difficile sceglierne solo una, perché in base al soggetto viene naturale scegliere una tipologia di carta piuttosto che un’altra. Probabilmente a causa della mia deformazione professionale quando faccio una fotografia spesso nella mia mente me la immagino già finita, stampata.

Personalmente amo molto le carte opache, texturizzate e materiche perché vanno incontro alla mia visione: sono infatti per una fotografia più intima, più delicata, meno patinata ed “urlata”.

Che consigli ti senti di dare a coloro che vogliono stampare le loro fotografie?

Stamparsi le proprie fotografie è sempre una bella soddisfazione. È necessario tuttavia studiare: non basta infatti pensare di comprare una stampante definita fine art e premere un bottone per avere il risultato ottimale. Bisognerebbe creare dei profili di stampa ad hoc ed avere una capacità di gestione del processo di stampa un po’ approfondita.

A me interessa molto la stampa, ma capisco che ci siano alcune persone che non si sentano di dedicare tutto questo tempo a questa fase.

In questo caso l’ideale è quello di trovarsi uno stampatore di fiducia che possa dedicare un po’ di attenzione alle immagini e che possa aiutarti.

Una mia peculiarità è quella di avere un magazzino di carte piuttosto ampio, perciò per il fotografo che deve stampare c’è un’ampia possibilità di scelta di supporti.

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Michele e Anubi

Sei anche tu un amante dei viaggi. Che tipo di viaggiatore sei?

Sono un amante dei viaggi e mi piacerebbe farne molti di più.

Purtroppo a volte il problema di chi è libero professionista è quello di dover conciliare il proprio lavoro con la voglia di prendersi dei momenti più personali.

I viaggi più importanti che ho fatto sono stati quelli in Nuova Zelanda, Marocco, Cambogia, Kenya e Norvegia, sempre con Elisa, e poi viaggi in moto con amici. Sono sempre viaggi esplorativi e di scoperta.

Per me l’ideale è avere un mezzo proprio per muovermi in libertà: è difficile infatti che mi fermi due notti nello stesso posto.

Solitamente programmo un itinerario, ma non organizzo i dettagli: giorno per giorno decidiamo quale sarà la nostra prossima meta e troviamo dove dormire al momento.

Come decidi la tua prossima destinazione?

Decido sempre con Elisa le destinazioni dei nostri viaggi, quindi non sono mai dedicati solo alla fotografia, ma sono momenti di soddisfazione personale, scelti in base al nostro mood, che inevitabilmente poi si trasformano anche in produzioni di materiale fotografico.

Quali sono i suggerimenti che ti senti di dare a chi vuole intraprendere un viaggio fotografico?

Studiare un bell’itinerario e poi non pianificare tutto. Sembrano due cose in antitesi ma non è così: è giusto infatti essere disposti a cogliere strade diverse mentre si viaggia, ad accettare i cambiamenti con entusiasmo.

Quali sono i tuoi progetti a breve e a lungo termine?

Sicuramente quello di portare a termine il lavoro fotografico fatto in Cambogia. Riguardo ai viaggi il mio prossimo progetto è quello di tornare in Sicilia, terra che amo molto anche in inverno, oppure quello di andare in Portogallo che invece non ho mai visitato.

 

Se volete provare anche voi le meravigliose stampe di Michele www.gusmerifineart.com

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Lo studio di Michele

 

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