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Vedere nel profondo

MAD DETECTIVE di Johnny To e Wai Ka Fai (2007)

Come nel Girotondo di Schnitzler passiamo da una coppia all’altra, anche se gli Mad Detectiveinterpreti cambiano completamente. Mettendo da parte la citazione scorretta ma utile a introdurre la pellicola, veniamo ai realizzatori: Johnny To e Wai Ka Fai. Il primo della coppia è certamente quello più conosciuto, tanto da essere un cineasta di culto con annesso stuolo di fedeli. Attraverso la loro casa di produzione – la Milkway Image – il duo ha dato grande spolvero al genere noir e thriller sul finire degli anni Novanta. Mad Detective dimostra quanto la vena creativa non si è perduta col tempo. In principio sembra di trovarsi di fronte a Manhunter di Michael Mann, o se volete, posizionandosi in tempi un poco più recenti, a Hannibal, la serie di Bryan Fuller con Mads Mikkelsen. Il Mad Detective del titolo sembra una versione autistica del buon Will Graham, un poliziotto con un dono tanto efficace quanto ingombrante. La differenza tra il personaggio nato dalla penna di Thomas Harris e Chan Kwai-Bun – interpretato con piglio da Sean Lau – sta proprio nella maniera con cui si rapportano con questo dono. Il primo si ritira, cercando di dimenticare ciò che ha vissuto, il secondo impazzisce proprio.

Ecco, nella prima scena del film vediamo Chan Kwai-Bun ricreare le azioni di un delitto, sfruttando un maiale appeso per la bisogna. In quattro e quattr’otto risolve il caso dimostrando la sua genialità. Peccato che nella scena successiva si presenti alla festa di addio di un ufficiale di polizia con un regalo non proprio ortodosso. Sempre di doni si parla comunque, ma l’aspetto più originale del film sta appunto nella particolarità del suo “potere”. Chan Kwai-Bun infatti riesce a risolvere i casi perché, a suo dire, vede l’autentica personalità delle persone. E dato che il punto di vista è il suo, anche noi vediamo queste famigerate personalità. In modo alquanto originale ci viene mostrato come il vero “io” di una persona all’apparenza mite – per esempio – sia in realtà una donna acida e scorbutica.

Il film procede in maniera piuttosto classica, con la tradizionale chiamata all’azione grazie alla quale il protagonista torna ad occuparsi di un caso. Questa volta sarà veramente dura perché la persona di cui si sta indagando non possiede una sola “vera” personalità, ma sette. E sette sono ovviamente le persone che il Mad Detective vede, più, ovviamente, il personaggio originale che li contiene tutti. Si passa dall’espressione della codardia – un ciccione sudato – a quella della violenza – un palestrato. Ma c’è sempre una parte a prevalere che prende le fattezze di una donna molto suadente e dalla fredda intelligenza. Sembra di essere catapultati in una sorta di cocktail tra Inside Out di Pete Docter e Split di M. Night Shyamalan. Diciamo che l’intuizione per un personaggio tanto azzeccato copre una trama forse non sempre riuscitissima, ma che comunque approda a un finale tanto fine, quanto brillante.

Appunti di viaggio:

  1. —> Chan Kwai-Bun ha pure una situazione sentimentale piuttosto rocambolesca. Vive con una moglie che nessuno in realtà vede.