FOTOGRAFIA DI PAESAGGIO: il cavalletto

Fotografia di paesaggio: il cavalletto www.ishoottravels.com your ticket to travel photography. Blog di fotografia di viaggi. © Galli / Trevisan
Fotografia di paesaggio: il cavalletto.

PRO E CONTRO

Che ce ne facciamo del cavalletto quando la tecnologia avanza sempre di più fornendo caratteristiche tecnico / tecnologiche che ne dovrebbero rendere obsoleto il suo uso?

Inoltre che ne è della nostra velocità di scatto se la nostra inquadratura è legata alla possibilità di appoggiare a terra il cavalletto, vincolandone in un certo modo la libertà espressiva?

Queste motivazioni che supportano l’utilizzo della reflex a mano fanno del cavalletto uno strumento prossimo al pensionamento? Non ne sono poi così sicuro, in quanto si rivelano riflessioni che nascondono un’altro lato della medaglia.

Come detto, a livello tecnico / tecnologico abbiamo infatti due “innovazioni” che ci potrebbero aiutare a bypassare l’uso del cavalletto, anche in situazioni di scarsa luminosità: il primo, lo stabilizzatore d’immagine, è un hardware costruito nell’ottica (che solitamente si contraddistingue dalla sigla VR o IS) che consente di assorbire le microvibrazioni; tuttavia questo non fa miracoli, sopratutto se dobbiamo scendere al di sotto di tempi come 1/30. L’altro strumento sono gli alti iso che, benché siano sempre più performanti portano con sè un’indesiderata quantità di disturbo nelle nostre fotografie.

Inoltre il classico atteggiamento dello scatto veloce “faccio una foto qui, poi faccio una foto là, ah ecco, fammi spostare di 20 cm e faccio un’altra foto” spesso non produce risultati appaganti in quanto ci porta ad accelerare il pensiero. Questo si traduce in inquadrature frettolose e approssimative, poiché non prestiamo la giusta attenzione al singolo scatto ma, mentre lo stiamo facendo stiamo già pensando al prossimo.

L’approccio migliore sarebbe quello di dedicare il giusto tempo alla realizzazione delle nostre fotografie, in modo tale da prestare attenzione anche ai dettagli che renderanno la nostra foto perfetta. L’utilizzo del cavalletto in questo senso ci obbliga ad uno scatto lento, alla ricerca dell’inquadratura migliore, oltre ad una serie di riflessioni. Perché voglio fare questa fotografia? Cosa voglio dire con quest’immagine? Perché mi piace questa inquadratura? In altri termini in questo modo siamo costretti a pensare e a non fare semplicemente click con la nostra macchina fotografica.

Benché sia uno strumento pesante e spesso scomodo da portare con noi il cavalletto si rivela spesso uno degli indispensabili per la fotografia di paesaggio.

PERCHÈ DOBBIAMO AVERLO SEMPRE CON NOI?

La prima cosa che mi viene in mente pensando al paesaggio è il panorama. Sebbene oggi grazie alle tecniche di post produzione sia possibile realizzare un panorama anche utilizzando la camera a mano, il cavalletto si rivela comunque lo strumento che ci garantirà il risultato migliore.

In secondo luogo grazie all’uso del cavalletto possiamo evitare qualsiasi situazione di micromosso.

Chi l’ha sperimentato sulla propria pelle, come il sottoscritto, sa bene quanto è frustrante tornare a casa e accorgersi, una volta importata l’immagine sul computer e visualizzata in grande, che la fotografia che pensavamo fosse splendida è inutilizzabile semplicemente perchè micromossa.

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LAVORARE CON TEMPI LENTI

Spesso capita che nella fotografia di paesaggio si lavori con tempi piuttosto lenti. Questo accade prevalentemente per tre ragioni.

  1. La prima è che i paesaggi esigono molta profondità di fuoco. Anche se le regole si possono rompere, tipicamente si scattano paesaggi con diaframmi molto chiusi, tipo f22 o anche di più. Il che si traduce in un basso afflusso di luce.
  2. Inoltre spesso montiamo un filtro polarizzatore. Questo filtro (i cui benefici sono stati elencati nel post Fotografia di Paesaggio: i Filtri) ha anche la caratteristica di ridurre la luminosità di oltre 1 stop.
  3. Per finire non dimentichiamo che le ore più belle per fotografare sono quelle con poca luce: si scatta al mattino presto e alla sera, quindi in momenti piuttosto scuri.

Per queste ragioni i tempi di scatto con i quali ci troveremo a fotografare saranno spesso lenti, a volte lentissimi. Più di una volta mi son trovato a fotografare dei paesaggi con l’otturatore impostato a 10, 20 anche 30 secondi.

Una volta compresi a fondo i benefici del cavalletto non sarà difficile considerarlo uno dei nostri migliori compagni di viaggio, senza il quale non vorremo più partire per la prossima avventura.

IL CAVALLETTO: GUIDA ALL’ACQUISTO

Se dovete acquistare un cavalletto per questo scopo, la miglior caratteristica che deve avere è il bilanciamento fra stabilità e leggerezza.

Sono assolutamente da evitare come la peste cavalletti molto leggeri ma poco stabili, in quanto l’instabilità spesso rende il cavalletto uno strumento assolutamente inutile. Sempre da evitare cavalletti che montano teste in plastica leggera in quanto si rivela instabile e, in linea generale cavalletti “economici”. Un buon cavalletto non può costare meno di  €100. Diffidate da cavalletti economici, sprechereste solo il vostro denaro.

All’opposto sono altrettanto da evitare cavalletti da studio: magari molto robusti, estremamente stabili, certamente costosi, ma pesanti come dei macigni. Nelle passeggiate in mezzo alla natura, è sempre buona norma cercare di minimizzare il più possibile i pesi.

In commercio esistono decine di marche e migliaia di modelli fra cui mi sento di citare Manfrotto, Benro e Gitzo. Non c’è un migliore in assoluto, ma il migliore per voi: guardate il peso della vostra reflex (inclusa di obiettivo e batterie) e confrontatelo con il peso che può portare il cavalletto che volete comprare. Se il peso della vostra reflex è vicino al limite massimo o più pesante di quello che il cavalletto è in grado di tenere, optate per un modello con una maggiore possibilità di carico.

Se avete budget un buon consiglio è quello di acquistare un cavalletto con una testa robusta e le gambe costruite con materiali superleggeri, come ad esempio la fibra di carbonio.

Se siete amanti della fotografia di panorama in commercio esistono delle teste specifiche, chiamate teste panoramiche. Sono studiate per correggere determinati errori di parallasse e permetterci di creare fotografie multiscatto panoramiche in modo estremamente accurato. Considerato un must per la fotografia analogica questo strumento è bypassabile grazie all’uso della post produzione: tuttavia l’uso di una testa panoramica offre performance molto più precise.

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