Quando cominci poi ci prendi gusto. Dopo la mia prima avventura fotografica in Argentina non perdo occasione di portare con me la fedele D200, gentilmente offertami dal collega Bresciani che, fortunatamente, ancora non ne ha reclamato la proprietà. Speriamo non legga questo articolo. Ogni gita fuori porta può essere occasione per imparare qualcosa di nuovo e mettere in pratica gli insegnamenti del blog.
Siamo a dicembre ormai, ma non è mai troppo tardi per gettare uno sguardo malinconico all’estate trascorsa. Agosto è stato un mese davvero insostenibile. Proprio per cercare sollievo dalle quelle temperature infernali e grazie alle fortunate parentele di un amico, sono fuggito in cerca di pace e refrigerio. Cerco di chiarire. Lo zio del suddetto amico vive nella Maremma toscana, in un cascinale circondato dalla campagna. Buon per lui, potremmo dire. Eh no. Buon per me perché lo zietto – tangenzialmente – affitta le dépendance situate a poco distanza dal cascinale-madre.
La somma è fin troppo semplice. Si parte per qualche giorno di villeggiatura e non ci potrebbe essere occasione migliore per qualche scatto, no? Già imbastisco un programma dettagliato che include luoghi e soggetti da fotografare: borghi medievali incredibili, tramonti e albe da cartolina, colline sinuose e campagne romantiche da lasciarci il cuore. Tutto debitamente annotato sul taccuino dei buoni propositi. Prima di partire controllo la camera, mi assicuro che ci sia tutto: batterie, obiettivo, scheda di memoria etc… sarà stupendo.
Si parte sempre con le migliore intenzioni. Mi accorgo presto, proprio nel poggiare le natiche sul sedile posteriore dell’auto che ci porterà in Toscana, che il viaggio prenderà una rotta un po’ diversa. Perché? Ecco i cinque indizi sul fatto che NON sarà un viaggio fotografico.