Shanghai e la Cina del futuro

Shanghai e la Cina del futuro. www.ishoottravels.com your ticket to travel photography. Blog di fotografia di viaggi. © Galli / Trevisan
Shanghai e la Cina del futuro

Seriously?! Sono appena uscita dalla metropolitana che dall’aeroporto ci ha portati in centro. Accaldati e stanchi morti dai giorni precedenti, contenti di ritornare nel “presente”. Nauseati dal viaggio in aereo dove per colazione hanno servito noodles, che hanno reso irrespirabile l’aria all’interno della cabina. Carichi di valigie, pronti per camminare fino all’hotel con la mappa in mano. E piove?!? Cielo cinese ce l’hai con me? Non mi farai rivivere la stessa esperienza di Hong Kong, vero?!

DAY 1

Come al solito sono io l’incaricata alle indicazioni stradali. Corrado ha la memoria di un pesce rosso e il senso dell’orientamento di una trottola. A me invece risulta abbastanza facile, ma in questo caso ho dovuto prepararmi bene prima della partenza: nessuno che parla inglese e scritte in cinese. Zaino in spalla, trolley in una mano e cartina nell’altra inizio ad incamminarmi brontolando sotto la pioggia, mentre Corrado mi corre dietro cercando di calmarmi.

Per fortuna trovo l’hotel in 5 minuti e la camminata è servita per calmarmi i nervi. Abbiamo scelto di dormire al SSAW Boutique Hotel nel distretto di Huangpu, tradizionalmente considerato il centro di Shanghai. Solitamente non scegliamo hotel a 4 stelle, troppo fuori dalla portata del nostro portafogli, ma i prezzi non sono per niente alti e questa posizione ci offre la possibilità di girare tutta la città camminando. Infatti dal nostro hotel riusciamo a muoverci a piedi, raggiungendo tutte le attrazioni principali di Shanghai nell’arco di una passeggiata dai 10 ai 30 minuti.

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Preferisco sempre muovermi a piedi nelle città che visito. Ci piace perderci tra le vie della città, senza prendere i mezzi pubblici che ti portano da un punto A ad un punto B. Scoprire la città poco alla volta, camminare per le sue vie, percepire i suoi profumi e osservare come cambia l’architettura da un quartiere all’altro, ci fa sentire parte della vita della città. Una sensazione che non voglio mai perdermi quando viaggio.

Dopo una calda e profumata doccia mi sento rinata. Con una rinnovata fiducia verso il mondo guardo le previsioni meteo per i prossimi giorni: cielo sereno, sole e caldo. Non potrei chiedere di meglio. Ora nemmeno la pioggia mi infastidisce più, anzi, decidiamo di farci una bella passeggiata romantica sotto la pioggia cercando un posto dove cenare. Voglio trovare i baracchini tipici, dove con pochi yuan mangi a volontà. Voglio provare i ravioli di Shanghai. Voglio mangiare gli spiedini piccanti… Ecco, ora ho una fame boia.

In men che non si dica siamo nel quartiere del God City Temple. All’interno delle mura della città vecchia, attorno al tempio è nato un quartiere commerciale, pieno di negozi e di ristoranti. L’architettura è in stile tradizionale, anche se ho la sensazione che la tradizione si fermi solo alla facciata. Penso però che sia stata un’ottima scelta dedicare la nostra prima serata a questo quartiere. Il cibo è divino e a basso costo. Ceniamo camminando sotto le stelle e le luci del quartiere. Al di là dei palazzi, in lontananza, si vedono i famosi grattacieli di Pudong. Ho la sensazione che, se tornassimo tra 5 anni, troveremmo questo posto molto diverso. A Shanghai hai la sensazione di essere all’interno di un organismo vivo che si muove e si trasforma costantemente. Una città, mille città.

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DAY 2

Ci alziamo di buonora: questa giornata infatti è dedicata al sopralluogo di Puxi, la parte della città ad ovest del fiume Huangpu, che divide in due Shanghai. Siamo fortunati, le previsioni danno tre giorni di sole e vento. Non potrebbe esserci un’atmosfera più limpida, nessuna traccia del famoso smog di Shanghai.

Voglio visitare fin dalla mattina presto tutti i posti più significativi, per avere un’idea di quale possa essere il momento della giornata migliore per le nostre fotografie. Zaino in spalla e macchina fotografica in mano ci incamminiamo verso il quartiere del God City Temple. Pensiamo sia un buon punto di partenza, avendolo già visitato la sera precedente.

Visitiamo il tempio ma non riusciamo ad entrare al giardino Yuyuan, forse il parco più bello della città. Era uno dei must see segnati sulla mia agenda, e avevo scelto di fotografarlo proprio di mattina, ma non avevo idea della quantità di turisti che avrei trovato. La ressa davanti all’ingresso ci convince che forse non ne vale la pena. Questa visita infatti avrebbe dovuto essere una passeggiata rilassante in un’oasi di pace e tranquillità (“Yu” infatti significa “piacevole”), tra laghetti e chiostri, mentre si stava trasformando in una lunga e lenta processione stretti come sardine tra centinaia di turisti cinesi. La mia sopportazione per il genere umano raggiunge il limite e a malincuore decidiamo di dirigerci al Bund, per camminare lungo la riva del fiume.

Prendiamo nota degli spot miglior per fotografare lo skyline di Pudong (il cuore finanziario di Shanghai), ci informiamo sugli appassionati di Tai Chi che vengono all’alba per praticare la loro arte e ci dirigiamo a Nanjing Road, che può essere equiparata alla Fifth Avenue di New York. Voglio conoscerla prima di tornarci stasera, quando accenderà tutte le sue insegne al neon e svelerà la sua anima notturna. La percorriamo in lungo fino ad arrivare a Piazza del Popolo. Da qui scendiamo verso il nostro hotel, ormai è metà pomeriggio ed è il caso di cambiarsi prima di uscire in tempo per la golden hour.

La città cambia. Con le ombre lunghe e sotto la luce dorata del tramonto sembra che acquisisca un fascino antico. Ho la sensazione che il tempo si sia fermato e respiro a pieni polmoni la tranquillità rara nelle strade di Shanghai. Con il sole che cala alle nostre spalle osserviamo cambiare lo skyline di Pudong: i grattacieli si illuminano con l’avanzare della blue hour e tutto assume una connotazione futuristica. All’improvviso Shanghai è cambiata di nuovo. La moltitudine di turisti inizia a muoversi creando una fiumana di gente, che sembra muoversi all’unisono attirata dalla luce delle insegne al neon di East Nanjing Road. Non ho mai visto così tanta gente tutta insieme. La folla ci ingloba e ci muoviamo portati dal flusso della corrente. Mi viene in mente Paura e delirio a Las Vegas e ho come la sensazione di vivere un brutto trip da acido come nel film. Riusciamo ad uscire dalla folla e cogliamo l’occasione per un po’ di street photography, cercando di mostrare le emozioni che stiamo vivendo.

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DAY 3

La sveglia suona prima dell’alba e ci conforta sapere che sarà l’ultima volta durante questo viaggio. L’obiettivo è andare sul Bund a fotografare le persone che fanno Tai Chi sulla riva del fiume Huangpu. Non potremmo essere più fortunati di così. Troviamo un maestro che fa allenamento con i suoi allievi proprio mentre il sole si alza dietro i grattacieli di Pudong.

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Ci godiamo il momento pensando che non potrebbe esserci nulla di migliore per spiegare quello che abbiamo vissuto durante il nostro viaggio. Il passato che incontra il futuro in un presente che ancora non ha capito da che parte stare. Il nostro augurio è che la meravigliosa cultura cinese non si perda nella giungla di acciaio, vetro e cemento che cresce rapidamente, arrivando al punto di cancellare quasi del tutto la vecchia architettura di Shanghai.

Il resto della mattinata è dedicato alla visita di Pudong, il quartiere finanziario. Finalmente dò sfogo alla mia voglia di fotografia minimalista. È domenica e purtroppo non incontriamo il via vai di uomini d’affari che speravo di incontrare. Sarebbe stato bello riuscire a catturare anche questo aspetto della vita di Shanghai, ma nulla può rovinare questa meravigliosa giornata. Saliamo sulla Shanghai Tower che, con i suoi 362 metri, è l’edificio più alto della Cina ed il secondo più alto al mondo (il primo è il Burj Khalifa di Dubai). Ammiriamo la città dall’alto e la nostalgia prende il sopravvento: tra un paio di giorni il nostro viaggio sarà finito e questo momento risuona un po’ come il nostro addio a Shanghai.

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Passiamo il pomeriggio tra le strade della vecchia e nuova Concessione Francese, trovandoci di colpo in Europa. Non c’è la minima traccia della tradizione cinese. Solo negozi, cinema, bar e ristoranti. Sembra di essere in centro a Milano, senza i bei palazzi milanesi. I giovani si godono i loro caffè americani o i loro tè ghiacciati, seduti ai tavolini di locali alla moda, fumando e chiacchierando mentre non perdono di vista i loro smartphone.

Decidiamo di aver camminato troppo e ci fermiamo a mangiare in uno dei ristoranti nel distretto di Xintiandi, un quartiere pedonale caratterizzato da molte abitazioni in pietra in tipico stile architettonico cinese, trasformate in gallerie d’arte, in negozi, caffè e ristoranti. Anche qui abbiamo l’impressione che la tradizione cinese si fermi solo alla facciata esterna. Tra locali italiani, spagnoli, francesi, giapponesi e bavaresi ci sembra di non essere più in Cina. I giovani sentono il richiamo della cultura occidentale ed europea e sono tutti presi a farsi selfie e a condividere tutta la loro vita su WeChat, il loro social network, un misto tra WhatsApp, Facebook e Instagram.

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Non capisco. Ma in realtà non lo capisco nemmeno in Italia. E, forse, non c’è niente da capire.

DAY 4

Mi sveglio con un dolore che parte dall’ascella destra. Non riesco ad alzare il braccio più di 90°. Tasto e mi accorgo di avere un linfonodo ingrossato. È il modo del mio corpo di dirmi che è stufo di portarsi dietro mk IV, battery pack, 70-200 e moltiplicatore focale. Il mio corpo vorrebbe una Leica M. Provo a dirlo a Corrado che mi risponde che se compro la Leica M il prossimo viaggio sarà sul divano di casa. E come dargli torto? Mi imbottisco di antidolorifici e siamo pronti per l’ultimo giorno a Shanghai.

Attraversiamo la città in lungo ed in largo, percorrendo le piccole vie che uniscono le grandi arterie che abbiamo imparato a conoscere nei giorni precedenti. Sento che manca qualcosa, l’assaggio della realtà giovanile del giorno precedente mi ha lasciato con qualche domanda. Così propongo a Corrado di andare a visitare il 1933 Old Millfun, in un quartiere periferico di Shanghai, lontano dalle rotte turistiche. Questo vecchio mattatoio abbandonato è stato riconvertito a centro polifunzionale ricreativo. Una sorta di hub creativo, un mix tra Hangar Bicocca e co-working, dove si trovano gallerie d’arte, agenzie di comunicazione, atelier di moda, Starbucks (sì, Starbucks) e giovani influencer che si fanno fotografare in questa location mozzafiato per poi postare sui social.

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Facciamo conoscenza con vari ragazzi che vogliono subito diventare nostri amici su WeChat. A quanto pare per un ragazzo cinese è motivo di vanto avere amici europei sui social. Non serve a nulla fargli presente che abbiamo installato WeChat solo per comunicare durante il nostro viaggio in Cina. Ci fanno persino da hotspot pur di essere sicuri di essere in contatto con noi fin da subito.

Ecco qual era il tassello mancante. Abbiamo visto la Cina del passato. Abbiamo visto la Cina del futuro. Questa è la Cina di oggi.

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