Fotografare il DC-3 abbandonato in Islanda

Fotografare il DC-3 abbandonato in Islanda
Fotografare il DC-3 abbandonato in Islanda

Ovvero fotografare il Sólheimasandur Plane Wreck

Come può essere che la vecchia carcassa di un aeroplano lasciata a marcire nel bel mezzo del nulla sia una delle attrazioni più suggestive che abbia visto in Islanda? Eppure è così, vedere per credere, dati emotivi alla mano. L’Islanda sorprende quasi in ogni suo angolo. Anche questo luogo non fa eccezione. Il sito si presenta come un’enorme distesa desertica di sabbia nera, dove un vecchio velivolo dell’esercito americano ha deciso di porre fine alla sua carriera.

La sua popolarità è iniziata quando i Sigur Rós hanno mostrato l’aereo nel loro documentario Heima. Da lì dapprima alcuni fotografi, poi è stata la volta del cinema bollywoodiano, infine Justin Bieber che lo ha usato come set per un suo videoclip. Oggi fotografi e curiosi da tutto il mondo vanno in pellegrinaggio al cospetto di questo simulacro postapocalittico, postbellico, marziano, extraterrestre.

La Storia

Fotografare il DC-3 abbandonato in Islanda

Ma facciamo un passo indietro.

Sabato 24 novembre 1973, un aereo Douglas Super DC-3 della Marina Militare degli Stati Uniti è stato costretto ad atterrare sulla spiaggia di sabbia nera di Sólheimasandur, a sud dell’Islanda. La causa sembrerebbe essere legata a un problema del serbatoio.

In realtà la storia è particolarmente fumosa. Partendo dal modello del velivolo. Sebbene sia conosciuto da tutti come un DC-3 in realtà si tratta di un C-117 riconvertito.

Anche sulla data dell’incidente non vi è chiarezza. Sebbene il 24 Novembre è la data ufficiale un quotidiano islandese ne diede la notizia alcuni giorni prima.

Per finire dubbi vi sono anche sulla causa dell’incidente. Alcune ricostruzioni sostengono che le cause furono da ricollegarsi all’avaria dei motori causata dal congelamento degli stessi, sottoposti a temperature artiche.

Su una cosa sembrerebbe che ci sia un dato certo. Tutti i militari a bordo riuscirono a scampare la morte.

Come Raggiungerlo

Fino a qualche anno fa raggiungerlo era relativamente semplice. Una volta reperite le coordinate GPS era sufficiente guidare nella giusta direzione, percorrendo un percorso sterrato e poi eccolo, ce lo si trova esattamente di fronte ai propri occhi.

Oggi purtroppo le cose si sono un po’ complicate. Probabilmente scocciati dall’eccesso di popolarità che questo sito ha acquisito nel tempo e stanchi di avere una processione di auto che (chi più chi meno educatamente) attraversavano la propria proprietà, i proprietari di questa landa desertica islandese hanno deciso di chiudere il valico che collega la Ring Road alla strada sterrata che porta al DC-3.

Tuttavia raggiungerlo non è di certo impossibile. E’ sufficiente fornirsi delle giuste informazioni e avere una buona dose di energie da spendere.

Veniamo ora al dunque. 

Come si può vedere dalla mappa il relitto si trova in una zona piuttosto desolata ma relativamente vicina alla Ring Road, più precisamente nel tratto compreso fra la cascata di Skogafoss e la cittadina di Vik.

Le coordinati GPS per trovarlo sono 63°27’32.8″N , 19°21’53.2”W. Tuttavia il modo più efficace per raggiungerlo è seguire le indicazioni che riporto qua sotto.

La prima cosa da fare è individuare il parcheggio da cui parte il percorso da fare a piedi.

Se affrontate la Ring Road in senso antiorario (ovvero provenendo da Skogafoss e diretti verso Vik) il modo migliore per individuarlo è prestare attenzione a un piccolo ponte posto circa a metà distanza fra Skogafoss e Vik. Purtroppo però questo non sarà l’unico ponte che troverete; dovrete armarvi di buon occhio e riconoscerlo. Ciò che lo contraddistingue è che ha delle luci gialle intermittenti e, in prossimità del suo imbocco, una strada sterrata (sulla sinistra se provenite da Skogafoss) con un cartello che indica Sólheimajökull Glacier. Una volta oltrepassato questo ponte, dopo circa 2 km, sulla vostra destra, dovreste trovare il parcheggio dove iniziare il tragitto a piedi.

Fotografare il DC-3 abbandonato in Islanda

Una volta giunti al parcheggio vedrete che da questo parte la strada sterrata che si dirige nel cuore di questo deserto di sabbia nera e che porta esattamente al DC-3. Il percorso da fare a piedi è di circa 4km (considerate che questo percorso sarà da fare anche a ritroso). Il sentiero che fiancheggia la stradina è relativamente semplice. Non vi sono particolari dislivelli. Tenete però presente che siete su un isola dove la natura regna sovrana. Non sottovalutate mai la natura in Islanda. Se avete il timore di non farcela, se il tempo è minaccioso, se non siete attrezzati con di un minimo di equipaggiamento il mio consiglio è di evitarlo. Lo stretto indispensabile, oltre ad una minima preparazione fisica, sono: acqua, torce (in caso lo percorriate di notte), coperture adeguate antipioggia, antivento, antifreddo ecc.

La nostra esperienza è stata durante una nuvolosa (ma mite) giornata settembrina. Condizioni vicine all’ideale. Peccato che non avevamo considerato il vento. All’andata tutto bene: vento in poppa, eccitazione e carichi di energie. Al ritorno, stanchi per la camminata dell’andata e con raffiche di vento a 80/100km/h contrario non hanno di certo reso il percorso di ritorno una passeggiata.

Un ultimo consiglio è quello di non caricarvi nemmeno eccessivamente di zavorra. Ricordo che il peso del cavalletto (indispensabile per quello che volevo realizzare da un pdv fotografico ) si è fatto sentire non poco.

Consigli fotografici

Una volta raggiunta questa meravigliosa location non c’è che da sbizzarrirsi. L’aereo, avvolto da questo paesaggio mistico non può che essere incantevole e tremendamente fotogenico.

Fotografare il DC-3 abbandonato in Islanda
Il DC-3 rende bene sia fotografato di giorno che di notte, sfruttando magari la tecnica del light painting e, se si è fortunati e audaci, si può anche cogliere l’occasione di fotografarlo con l’aurora boreale alle spalle. Tuttavia credo che la situazione che più si gli si addica è una cupa giornata nuvolosa. Trovo che un cielo denso di nuvole drammatiche, la distesa di sabbia nera, l’aereo in rovina creino un mix  ineguagliabile. Per questo motivo noi abbiamo scelto di fotografarlo di giorno, sfruttando appieno le nuvole. Questo ci ha permesso di dedicare gli orari di blue e golden hour per altre location, rendendo la giornata pienamente fruttuosa.

Un importante consiglio che mi sento di dare è quello di perlustrare l’area. Non fermatevi ad un solo punto di vista ma scandagliate affondo il perimetro per poter trovare quello che per voi può essere lo scatto migliore. A tal proposito io e Sara abbiamo avuto due approcci diversi.

Classico e d’impatto

Fotografare il DC-3 abbandonato in Islanda

Io ho scelto un punto di vista piuttosto classico e d’impatto. Dopo aver scandagliato a fondo vari punti di vista ho prediletto una classica vista di 3/4 inquadrando in primo piano il muso del velivolo. Ho utilizzato una lente molto larga, un 17 mm. Con questo grandangolo piuttosto spinto ho ottenuto la possibilità di avvicinarmi molto al soggetto deformandone leggermente l’aspetto e le proporzioni. Il risultato è stato di riuscire ad accentuare la maestosità del relitto. Sullo sfondo sabbia e nuvole. Anche per queste ultime ho fatto una scelta che aiutasse ad enfatizzare il dramma. Per far questo ho montato un filtro ND per abbattere di circa 10 stop la luce. Questo mi ha consentito di creare un effetto mosso sulle nuvole. Un ulteriore filtro ND graduato mi ha permesso di bilanciare al meglio il rapporto luminoso fra cielo e terra. Per approfondire l’argomento filtri consiglio di leggere gli articoli I Filtri e I Filtri parte II.

Diaframmi molto chiusi, Iso bassi, lunghi tempi di esposizione e un’immagine prodotta stando sotto di circa 1 stop e mezzo di luce. Il resto è stato un certosino lavoro di sviluppo e trattamenti del file in post produzione.

Minimalista

Fotografare il DC-3 abbandonato in Islanda

Ovviamente Sara non ha la mia stessa visione sulla fotografia. Lei ha un approccio più lieve, delicato e minimalista. Lei ha optato per una lente lunga (un 150/200mm), ha scattato piuttosto da lontano rendendo l’aereo un elemento piccolo, quasi insignificante, inghiottito da una natura che lentamente e inesorabilmente lo sta fagocitando.

Il senso astratto e postapocalittico dato dalla fotografia di Sara è stato avvalorato dall’inserimento di una piccola figura umana (il sottoscritto) che tende a conferire all’immagine un’aspetto molto più solitario e sconsolato.

A differenza dal mio approccio Sara ha prediletto l’assenza dei filtri (fatta eccezione per un polarizzatore), tempi più rapidi e diaframmi chiusi. Anche lei, similmente a me, ha preferito comunque evidenziare il dramma della scena restando sotto di uno Stop di esposizione.

Bonus

Fotografare il DC-3 abbandonato in Islanda

Volendo, prestando molta prudenza e cercando di essere rispettosi e civili nei confronti di ciò che stiamo facendo, vi è la possibilità di entrare all’interno dell’aereo. Anche se non ho trovato uno scatto che mi abbia particolarmente entusiasmato trovo che valga comunque la pena provare sempre strade che nella normalità non percorreremmo.

Un po’ come nella vita, no?