Due Fotografi, Un Soggetto

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Due Fotografi, Un Soggetto

Ad ogni fotografo almeno una volta nella vita è capitato di pensare “È inutile che fotografo questo, tanto l’avranno già fotografato in milioni di fotografi!”.

Vero, ma ogni fotografo ha la sua visione. Non è importante quante persone hanno o meno fotografato un soggetto poiché ciò che conta non è essere i primi a fotografare una cosa, ma avere una propria personale visione.

Noi di I Shoot Travels abbiamo fatto un piccolo esperimento. Dal momento che sia Corrado e Sara che Emanuele hanno visitato (e fotografato) New York (in periodi diversi), siamo andati alla ricerca di immagini con lo stesso soggetto (o con lo stesso concept).

Ecco cosa abbiamo scoperto!

TIME SQUARE

Forse la piazza più fotografata al mondo, è difficile trovare nuovi modi per interpretarla.

Galli / Trevisan

Benché l’abbiamo fotografata sia di giorno che di notte, alla fine abbiamo scelto un’immagine diurna per evidenziare il rapporto tra cielo e palazzi. Durante il nostro viaggio ci siamo trovati di fronte a dei cieli stupendi, di un blu intenso con nuvole sparse e bianchissime. Questo ha condizionato la nostra visione della città, poiché nella maggioranza dei casi i nostri occhi erano rivolti al cielo e alle cime dei grattacieli e non a quello che stava accadendo di fronte a noi.

La scelta del grandangolo, quasi scontata, ci ha permesso di enfatizzare le dimensioni della piazza e dei palazzi.

Emanuele Bresciani

Ho visitato Time Square solo di notte, per cui mi sono concentrato sul rappresentare il sovraffollamento di cartelli luminosi, pubblicità, insegne, luci e la confusione che caratterizzano quest’icona di New York. Ho utilizzato il 14-24 alla massima apertura grandangolare, per dare il più possibile la sensazione di essere “dentro” la scena. Le linee oblique conferiscono dinamismo all’immagine; ho puntato la macchina verso l’alto, perché volevo che i palazzi, l’architettura e la moltitudine di colori della piazza fossero i protagonisti.

GRAND CENTRAL STATION

Punto nevralgico dei traporti a New York, icona immortalata in mille film, è una sosta che non può mancare in un viaggio a NY.

È curioso vedere come entrambi abbiamo scattato praticamente la stessa immagine della Main Hall, sebbene con alcune differenze, e poi ci siamo concentrati su di una singola persona isolata nell’ambiente, scegliendo tutti e due il bianco e nero.

Galli / Trevisan

Per quanto riguarda la prima immagine, quella della Main Hall, il punto di vista è quello classico, che può descrivere al meglio il cliché di questo edificio. La scelta dei tempi lenti è stata fatta per evidenziare il dinamismo della folla in movimento. Inoltre abbiamo sovraesposto per trovare l’equilibrio cromatico che più ci aggradava. Abbiamo scelto infatti di lasciare questa fotografia a colori per rendere più visibile il contrasto tra le persone in movimento ed il pavimento della sala.

Trovarci in questo luogo superaffollato ci ha fatto provare una sensazione di solitudine. Eravamo lì tra centinaia di persone, tutte con la loro storia, il loro passato ed il loro futuro. Pochi saluti, addii o arrivederci, molte persone da sole avvolte dai loro pensieri. Un taglio di luce ci ha dato lo spunto per isolare una persona dal contesto. Con un po’ di pazienza la persona giusta è passata e noi abbiamo colto l’attimo. La scelta del bianco e nero è stata quasi obbligata, sia da un punto di vista estetico che da un punto di vista concettuale: la luce prevale rispetto al colore ed il bambino avvolto dal buio ci sembrava supportasse visivamente quello che volevamo esprimere con questa fotografia.

Emanuele Bresciani

Ho ovviamente scattato l’obbligatoria vista della Main Hall dal balcone. Non ho potuto usare tempi lunghissimi come avrei voluto, perché mi era stato impedito di usare il cavalletto; per cui non ho potuto ottenere la “scia” delle persone che volevo. Ho tenuto l’esposizione leggermente verso le ombre per evitare di bruciare eccessivamente i finestroni, e ho adottato un grandangolo moderato per avere una look abbastanza naturale.

Per le seconda fotografia, ho adottato un approccio “architettonico”. Pur avendo scattato a mano, sono riuscito ad ottenere una discreta simmetria. Dopo qualche scatto, mi sono reso conto che il tutto sarebbe stato più completo con una presenza umana al punto giusto. Ho atteso che un passante raggiungesse il punto più adatto per la composizione e ho scattato. Piccola curiosità, ho verificato (a posteriori) che il punto in cui si trova la ragazza è esattamente all’incrocio delle linee della sezione aurea. A testimonianza che le regole della corretta inquadratura, alla lunga, diventano quasi istintive.

APPLE STORE

Per dei nerd come noi, appassionati di prodotti Apple, andare a visitare questo Apple Store è quasi obbligatorio.

Galli / Trevisan

Come per la fotografia di Time Square, anche qui il cielo con le sue nuvole è il protagonista. Passando accanto alla vetrata non abbiamo potuto fare a meno di notare il riflesso dei palazzi e click. Foto fatta.

Emanuele Bresciani

Ho visitato l’Apple Store il primissimo giorno, ed ho scattato una fotografia della sua splendida architettura che mi aveva già soddisfatto. L’ultimissimo giorno (appena prima di partire) sono tornato per acquistare (ai prezzi americani) un iPhone 5s. Mentre aspettavo di essere servito, mi sono trovato a passeggiare sotto la scalinata che porta ai piani inferiori. Non appena ho notato questo singolare punto di vista, ho pensato che poteva essere una foto molto migliore di quella che già avevo, ed è stato così. A volte, ritornare in un posto e vederlo con occhi diversi può regalarvi delle gradite sorprese.

NASO ALL’INSÙ

Per questa fotografia dobbiamo parlare di fortuna. A volte non è solo l’inquadratura, l’idea, o la realizzazione tecnica che fa la differenza. Può anche farla un uccello solitario o uno stormo che pare segua la tua strada. È interessante notare come entrambi abbiamo avuto la stessa idea: forse perché quando sei a New York per la prima volta, è difficile non avere sempre il naso all’insù.

Galli / Trevisan

Abbiamo aspettato tanto per ottenere questa fotografia, cercata a lungo. Come detto prima, è difficile non restare ammaliati dal contrasto tra il cielo ed i grattacieli. Tuttavia volevamo un soggetto che desse un ulteriore significato alla fotografia, che non la rendesse solamente una foto architetturale. Poiché sapevamo di non poter vedere Superman e poiché speravamo di non vedere un aeroplano, abbiamo aspettato finché un uccello non si posizionasse esattamente al centro nel cielo tra i palazzi ed il gioco è fatto.

Emanuele Bresciani

Dirò la verità, e sarò molto breve. Ho scattato questa fotografia quasi distrattamente, senza pensarci troppo. Solo dopo, al computer, mi sono accorto che lo stormo di uccelli che è passato in quel momento sembra percorrere un’immaginaria “strada” attraverso i grattacieli. Come direbbe il Megadirettore, “Questo è culo, c**********!”

CHINA TOWN

È uno dei quartieri più vivi di Manhattan. Non c’è angolo dove non si trova gente che cammina, che lavora, sovrabbondanza di ammennicoli appesi, insegne, scritte… Orientarsi tra questa moltitudine di stimoli sensoriali può essere soverchiante per un fotografo. La sfida è quella di coglierne l’essenza.

Galli / Trevisan

Noi abbiamo scelto di razionalizzare, cercando di creare un’immagine dall’aspetto bidimensionale che però contenesse comunque lo spaccato di vita tipico del quartiere. Ci siamo imbattuti in questa pescheria che ci sembrava fornisse la scena adatta. Abbiamo aspettato il momento giusto per fare in modo che le persone all’interno dell’inquadratura fossero tutte impegnate in un’azione, ma senza sovrapporsi l’una all’altra, e che non passasse nessuno davanti. Un passante, infatti, avrebbe aggiunto una chiave di lettura (la sua storia, la sua direzione…) e noi volevamo raccontare, attraverso questa fotografia, solo un momento tipico della loro giornata lavorativa, non uno spaccato generale di vita newyorkese.

Emanuele Bresciani

Data l’estrema varietà di soggetti fotografici che si possono trovare a Chinatown, è quasi necessario procedere per sottrazione e isolare dei dettagli che rappresentino al meglio la sua realtà. Nel passare da questa vetrina, mi ha colpito l’ammassamento privo di pietà di questi poveri crostacei, esposti crudelmente come merce in vendita, e la simmetria della disposizione delle vasche. Il vano vuoto in alto a destra contribuisce a interrompere il ritmo; il fatto che molti granchi siano rivolti verso di noi e sembrano guardarci dalla loro gabbia trasparente consente di stabilire un certo rapporto con l’osservatore. Potrei istituire un dotto parallelismo fra la sovrappopolazione mondiale (soprattutto negli stati orientali) e la condizione di questi granchi, ma ve la risparmio volentieri.

GUGGENHEIM

La tipica fotografia del Guggenheim, che ogni fotografo fa non appena mette piede in questo museo.

Galli / Trevisan

Quella mattina eravamo parecchio tristi: quando siamo arrivati, infatti, ci hanno accolto con una bella sorpresa: Guggenheim chiuso per riallestimento. Ahhhhhh!!! Che nervi! Ma noi siamo qui solo una volta nella vita! Dopo lo sconforto iniziale tuttavia ci siamo resi conto dell’immensa fortuna che ci era capitata: potevamo fotografarlo senza persone!

Per sottolineare questo aspetto abbiamo scelto il bianco e nero con molto contrasto per creare un’immagine dall’aspetto grafico. Ciò che volevamo evidenziare, infatti, era la bellezza architettonica dell’edificio di Frank Lloyd Wright. Inoltre abbiamo scelto il formato verticale per mettere in risalto la sensazione di vertigine che abbiamo provato nel guardare, dal basso verso l’ alto, questa immensa spirale.

Emanuele Bresciani

Lo so, è una fotografia che hanno fatto e fanno tutti. Però è veramente impossibile non farla. Avrei potuto postprodurla in modo da aumentare il contrasto, virarla in bianco e nero e renderla più artistica, ma ho preferito mantenere un look naturale; la presenza delle persone sui balconi aiuta a evidenziare le proporzioni dell’architettura.

PONTE DI BROOKLYN

Sì, esatto, per noi italiani quello delle chewing-gum. Un’icona di NY, il ponte per antonomasia, è stato fotografato in mille modi diversi ed è quindi una delle cose più difficili da rendere originali dopo la Statua della Libertà.

Galli / Trevisan

Come abbiamo già detto più e più volte, in questo viaggio fotografico ci siamo interessati poco alle persone e molto all’architettura in contrasto con i cieli. Sarà perché questi ultimi erano veramente magnifici, sarà perché in quel momento della nostra vita fotografica eravamo poco attratti dalla ritrattistica street style, ma anche qui sul Ponte di Brooklyn ci siamo completamente disinteressati alle persone e concentrati sull’architettura. Anzi, a dirla tutta, la marea di persone che lo percorreva ci metteva non poco a disagio, proprio perché entrava spesso nelle nostre fotografie. Così abbiamo deciso di tagliare completamente dall’inquadratura la parte bassa del ponte (strada, persone, biciclette…) e di focalizzare la nostra attenzione sulla geometria dei tiranti, che creava una gabbia simmetrica in relazione con il cielo.

Emanuele Bresciani

Ho sempre avuto un debole per la fotografia di ritratto. In realtà, riguardando le mie scelte per gli scatti di New York, mi rendo conto che mi sono focalizzato tantissimo sulle persone, più che sull’architettura. Arrivato sul ponte di Brooklyn, ho tentato qualche scatto classico della sua imponente struttura, ma non li sentivo veramente “miei”. Ora, un consiglio: quando vi troverete sul ponte di Brooklyn, meglio ancora nelle ora mattutine come ho fatto io, lasciate perdere il ponte e concentratevi su chi lo attraversa. In mezz’ora, ho trovato almeno una decina di soggetti bellissimi e originali (compreso un ragazzo con un pitone giallo al collo). Ma la più grande fortuna è stata questa bellissima coppia che, alle 10 del mattino, in impeccabile abito da sera, sembrava essersi messa in posa apposta per me.

COLUMBUS CIRCLE

Di questo importante snodo newyorkese il soggetto privilegiato da molti fotografi in viaggio a NY è la Globe Sculpture di fronte alla Trump Tower. La chiave è trovare la propria interpretazione.

Galli / Trevisan

Prima di fare questo scatto ci abbiamo girato un po’ intorno per capire quale punto di vista potesse funzionare maggiormente. Non volevamo una fotografia Point&Shoot, che altrimenti avremmo fatto con l’iPhone. Quello che ci interessava era dare un’interpretazione artistica di questa che già di per sé è un’opera d’arte. L’inquadratura dal basso ci sembrava che sbanalizzasse la situazione: il soggetto della fotografia non è più la Globe Sculpture in relazione alla Trump Tower, ma è l’incontro/scontro tra due forme geometriche ideali, ovvero la sfera e il parallelepipedo, che qui ricorda forse di più un triangolo. Il bianco e nero ci è servito per idealizzare maggiormente le due figure geometriche.

Emanuele Bresciani

Ho avuto la fortuna di essermi trovato con il sole in una posizione tale da consentirmi di scattare, sebbene in leggero controluce, con un’inquadratura che facesse risaltare i riflessi metallici della scultura. Ho studiato la composizione ponendo al centro la sfera, e posizionandola in modo che il pilone e i grattacieli fungessero da “linee guida” verso il soggetto, leggermente decentrato in modo da bilanciare i due palazzi nella parte alta. L’orientamento verticale conferisce dinamismo; il tono azzurro generale contrasta ottimamente con l’acciaio del globo.

FLATIRON

Il Flatiron Building ha una forma architettonica talmente unica che è una tentazione a cui nessun fotografo riesce a resistere.

Galli / Trevisan

La giornata nuvolosa, con cieli cupi e grigi, ci ha portato immediatamente verso la scelta del bianco e nero. Abbiamo scelto di realizzare una fotografia che andasse in una direzione emozionale. L’edificio e la sua architettura, grazie all’uso di un grandangolo spinto e di un punto di vista molto ravvicinato, tendono a mostrare il grattacielo in un modo non propriamente ortodosso. La sua forma ne viene distorta, i punti di riferimento come strada, passanti e altri edifici vengono esclusi. Il risultato è che il Flatiron in questa immagine risulta quasi una sorta di totem, un obelisco abitativo che svetta verso il cielo, con le nuvole dense e drammatiche a farne da cornice.

Emanuele Bresciani

Una delle cose belle del Flatiron è che si trova in un quartiere relativamente poco toccato dallo stile moderno dell’attuale città di New York. Molti fotografi si concentrano sulla sua architettura, sicuramente notevole; io ho preferito inserirlo nel contesto e dare l’impressione (senza aver la pretesa di verosimiglianza) di una sorta di foto d’epoca. L’inquadratura riprende quelle dei giornali degli anni ’40/’50; ho volutamente evitato di evidenziare le nuvole del cielo, per evitare un effetto drammatico e poco realistico, proprio il contrario di quello che volevo ottenere. In sostanza, la sensazione che volevo trasmettere era quella di una giornata qualunque nelle New York di quando il Flatiron deteneva ancora il record di grattacielo più alto di New York.

ATLAS STATUE, ROCKEFELLER CENTER

La statua di Atlante di fronte al Rockefeller Centre si presta bene per scatti fotografici estremamente suggestivi, data anche la presenza sullo sfondo dell’imponente palazzo di 70 piani.

Galli / Trevisan

Siamo stati attratti dall’idea di cerchi concentrici, anche se l’unico cerchio effettivamente è la sfera che viene sorretta da Atlante. Il formato orizzontale ci ha permesso di includere nell’inquadratura gli edifici ai lati che racchiudono la statua, il cielo ed il grattacielo, che si trova esattamente al centro della fotografia. Col senno di poi probabilmente ci saremmo spostati di qualche centimetro per includere nella sfera della statua anche la fine del grattacielo. Tuttavia non ci dispiace nemmeno questa composizione perché la forma del cielo tra i palazzi va a formare una W che può rappresentare la parola World e quindi la sfera sorretta da Atlante.

Emanuele Bresciani

La chiave di questo scatto è: simmetria. Volevo includere tutto il monumento, compresa una parte del piedistallo, fino al tetto del GE Building: impresa non facile che il 14mm mi ha aiutato a realizzare. Avendo scattato a mano, ho passato diversi minuti a correggere l’inquadratura, tentativo dopo tentativo, fino ad ottenere un risultato accettabile (anche se non perfetto). L’orientamento verticale era quasi obbligatorio; la scelta del bianco e nero, data la scarsa tavolozza cromatica dei soggetti, ha consentito di esaltare le forme di Atlante e le linee dell’edificio. Con un po’ di dodge and burn, ho reso più drammatico il cielo ed evidenziato i contrasti.

SKYLINE

Non potevamo non chiudere questo articolo con l’immagine simbolo di New York: “la cartolina”.

Galli / Trevisan

Abbiamo parlato ampiamente di come realizzare questa fotografia nell’articolo Fotografare il Ponte di Brooklyn: la cartolina di New York.

Siamo partiti da due assunti imprescindibili: volevamo la blue hour per avere le luci della città accese con il cielo ancora chiaro che avesse una bella sfumatura di blu e volevamo che l’acqua fosse uno specchio nel quale si riflettessero le luci della città.

Questi diktat hanno creato l’immagine.

Emanuele Bresciani

Scattare questa fotografia è stato molto più faticoso del previsto. Ero partito, come tutti, dalla classica inquadratura dal Brooklyn Bridge Park, ma volevo qualcosa di meno scontato. Ho pensato che sarebbe stato bello scattare dal Manhattan Bridge. Per cui, mi sono messo, gambe in spalla, a camminare per le strade di New York alle 2 di notte, e ho percorso il ponte finché non ho trovato un punto da cui comporre l’immagine che avevo in mente. Non ho però (ovviamente) considerato che quasi tutto il Manhattan Bridge è recintato. Per cui, ho dovuto piazzare il cavalletto in un’assurda posizione in modo da riuscire a infilare il 28-70 in una delle fessure e, finalmente, tenendolo fermo il più possibile dato che scattavo con tempi di 15-20 secondi e c’era pure vento, scattare. Ma il risultato è stato per me un’ottima ricompensa.

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